29.9.06

Organizziamo i SUVIET (Suv Incazzati e Terribili)!


La tassazione dei Suv, che verrà introdotta nella prima finanziaria Padoa-Schioppa, non ha alcun senso logico. I Suv sono veicoli a quattro ruote come gli altri, che a parità di cilindrata inquinano come gli altri poiché sono obbligati a rispettare le stesse regole, che vanno a benzina a Diesel o a Gpl o metano come gli altri, che costano come gli altri. E consumano quanto o meno delle normali auto di lusso. Sono usati nell’Italia rurale o montana per ragioni pratiche, in quella urbana per ragioni che non spetta allo Stato sindacare.
L’unica spiegazione di un provvedimento punitivo nei confronti dei possessori di Suv la si può trovare nella subcultura nasi-maoista (sic) che infetta la maggioranza: ancora una volta la sinistra al governo esprime la sua unica ideologia residua, quella della “puzza al naso” contro chi non ha “classe”, e cerca di attribuire ad essa dignità di politica fiscale.
Ma la stupidità non passerà. Di fronte a questa ennesima manifestazione di intolleranza nei confronti di chi non soltanto ha fatto i soldi ma lo dà pure a vedere, così offendendo i veri ricchi (che votano a sinistra, e girano in Ferrari e cabriolet Mercedes) e i falsi poveri (che votano a sinistra, e gli girano), noi Riformatori Liberali ci costituiamo da oggi in Suviet (SUV Incazzati E Terribili). Chiamiamo perciò all’appello contro la tassazione di “classe” tutti i Suvieti d’Italia per manifestazioni popolari e un po’ burine a difesa della libertà, del mercato, e perfino della Nazione (visto che soltanto da pochi mesi l’industria automobilistica italiana ha messo in commercio, con colpevole ritardo, i suoi primi modellli di Suv).
Non crediate che scherziamo.

26.9.06

E' un decreto salva-magistrati?


Dice Claudio Scajola, presidente del Copaco (l’organo parlamentare che controlla i servizi segreti) a Porta a Porta, ieri sera, che nell’inchiesta Telecom avviata dalla magistratura milanese non c’è traccia di intercettazioni illegali. Trasalisco. Ah no? E allora di cosa stiamo parlando, mi chiedo. No, dice Scajola, andatevi a guardare l’ordinanza. Aggiunge: se non ci sono intercettazioni illegali non c’è nulla da distruggere, e il decreto legge del Governo, scritto a quattro mani con l’opposizione, non ha senso.
Aspetto reazioni e commenti. Nulla, sinora tutto tace. Allora provo io a fare qualche ipotesi.
A) Scajola si sbaglia. Semplicemente non tiene conto che un’indagine per intercettazioni illegali si apre soltanto a querela di parte, e quindi la formula adoperata dai magistrati è la sola che consentirà, facendo emergere i nomi contenuti nei dossier, la querela da parte dei soggetti lesi e l’apertura della conseguente indagine sulle intercettazioni.
B) Dato che Tronchetti Provera ieri ha ripetuto che Telecom non ha mai fatto intercettazioni illegali, dato che l’avvocato di Tavaroli Massimo Dinoia si è premurato di tranquillizzare il guardasigilli Clemente Mastella sul fatto che "non esistono intercettazioni illegali da distruggere o da conservare in questa inchiesta"… va’ un po’ a vedere che Scajola non abbia ragione. In questo caso le conseguenze sarebbero devastanti.
1) Vorrebbe dire che Tavaroli & Co. Non hanno mai abusato del potere di cui disponevano dentro l’azienda telefonica, ma, al più (grave, ma meno grave di quanto segue) hanno approfittato della situazione, fotocopiando (elettronicamente) a proprio vantaggio intercettazioni disposte legalmente. Legalmente? Dalla magistratura dunque. Che avrebbe, se Scajola ha ragione, deliberato di mettere sotto controllo decine di migliaia di persone e di trascrivere centinaia di migliaia di telefonate, senza motivazione apparente (almeno a scorrere i nomi degli intercettati).
2) Di più. Se questo fosse vero le intercettazioni non potrebbero essere distrutte, come vuole il decreto bipartisan, perché non esse sarebbero illegali, ma criminale sarebbe soltanto l’uso che Tavaroli & Co ne avessero fatto nei dossier. In questo le intercettazioni sarebbero davvero corpo del reato, e da valutare una per una nell’ambito di ogni dossier.
3) Ma la cosa più devastante è un’altra. Se Scajola, e Tronchetti, hanno ragione allora il decreto del Governo non è un “salva-privacy” ma un “salva-magistrati”. Perché la distruzione di telefonate legittimamente disposte eviterebbe agli autori della disposizione di spiegarne le motivazioni.
4) Soprattutto eviterebbe di portare alla luce una prassi di cui molti hanno ragionevole contezza ma che è stata finora indimostrabile: che la magistratura (una sua parte, of course) è abituata a disporre (non legittimamente) intercettazioni a strascico, facendo conto su settori - come chiamarli, mhm, deviati? - della catena tecnologica. Questi, oltre a prelevare di quando in quando qualche gemma a proprio disdicevole fine, consentirebbero ai magistrati, sulla base dei dati sensibili forniti dalle centrali di ascolto, di indicare una data d’inizio e una di fine delle intercettazioni. Insomma intercettazioni nate fuori legge verrebbero “legalizzate” a posteriori.
5) Ecco perché, caro lettore, tu potrai essere intercettato per tutta la vita, ricattato, spiato, rovinato, ma se per tua disgrazia sei una persona per bene e non commetti reati, non lo saprai mai.
6) Ma forse Scajola si è spiegato male. Capita.

Manuele II. Futurologo


- Diciamocelo fra noi. Questo Papa non ha la forza delle sue idee.
- Perché mai? Non si è mica scusato.
- Non ha il coraggio delle sue azioni. Ha intelletto ma non ha anima.
- Ripeto, non si è scusato.
- Aveva detto, forse maldetto, quello che pensa Manuele II Paleologo quando professoreggia, noi quando ci astraiamo dalla politica e dal suo rispetto per l’evoluzione della cultura religiosa, tutti in Occidente quando ci troviamo di fronte la faccia da feroce-saladino-Buitoni-Perugina in chemio di Bin Laden o quella intrimalcionata di Nashralla o quella smunta&unta di Khamenei.
- Che il Cristianesimo s’incarna sui chiodi di una croce mentre l’Islam gli infedeli li scarna sul filo della scimitarra. Manuele II aveva previsto tutto, lo ribattezzo Futurologo.
- Ma dopo aver detto o maldetto ha pure maledetto il momento e il luogo in cui la verità di fede gli era sfuggita, all’interno di un discorso mirabile per profondità filosofica sebbene un pochino carente di senso storico…
- …beh sì, qualche omissione sulle guerre sante cristiane, dai Manichei agli Albigesi, agli Hussiti agli Ugonotti, alle Streghe a Giordano Bruno a Tommaso Campanella a…
- … ma non è questo il punto, aveva fatto una splendida apologia della ragione contro l’arbitrio. Ma da allora sta facendo più danni lui alla religione cristiana, all’Occidente laico cristiano e libero e al buon senso universale, più danni e più devastanti di quanti i tre sunnominati non ci possano scaricare addosso coi loro katiuscia, kalashnikov e kazzate.
- La prudenza è una virtù politica oltre che cristiana.
- Sì, ma il ricevimento a una moltitudine di ambasciatori portapène…
- guarda che hai sbagliato la pronuncia della e…
- …dell’Oriente tirannico, illiberale, simoniaco cui si è piegato ieri mattina delatrinizzando anche illustrissimi tagliagole in nome del comune status di coloro che “cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio”, è segno non di prudenza ma di appeasement. E non servirà a nulla. “Il Papa non ha chiesto scusa” hanno subito smitragliano le televisioni arabe e figurarsi la ‘libera stampa’ iraniana sudanese o wahabita.
- Torna a suo merito. Non si è scusato. E in mezzo ai tuoi portapene c’erano anche cinque donne vestite all’occidentale e che hanno porto la mano al Papa senza difendere la loro diversità maomettana, no?
- Ma che desolazione quell’ammucchiata: pareva una foto da incubo di quando l’occidente volgeva al tramonto, coi cristiani Francisco Franco, Benito Mussolini, Adolf Hitler fianco a fianco ai cristiani Winston Churchill, F.D. Roosevelt, Charles De Gaulle. Ma questa foto non la troverai da nessuna parte, lo sai. Nessuno li aveva mai convocati tutti assieme e comunque all’udienza papale tre di loro, vista la compagnia, non ci sarebbero mai andati.

19.9.06

Bin Laden rassicura Prodi

Ma è mai posibile che l’unica cosa che Prodi è stato in grado di dire sulle esecrabili reazioni del fronte islamico (fra cui l’assassinio di una missionaria) di fronte alle parole del Papa è che non vi è alcuna minaccia su Roma da parte di Al Quaeda! A parte il fatto che vorremmo conoscere le sue fonti – Bin Laden in persona, il suo amico Ahmadinejad?- Prodi continua a non spendere una parola sull’intimidazione costante che pende sulla libertà di espressione, ogni qualvolta venga pronuciata una frase sgradita al fondamentalismo religioso islamico. Il fatto che ad essere oggetto di minacce gravissime sia oggi il capo della Chiesa Cattolica è un segnale di allarme di eccezionale preoccupazione che richiede ben altro che il bonario paternalismo di Prodi. Noi denunciammo l’attacco alla Danimarca quando dopo la pubblicazione delle famose vignette il primo ministro danese disse che non poteva offrire scuse a nessuno perché nel suo paese la libertà di stampa è un diritto inalienabile. Allora il Vaticano scelse la dissociazione, oggi si trova nella stessa situazione il Papa. Dovrebbe essere ormai chiaro, come scrive oggi il Washington Post, che è tempo di unirsi tutti, indipendentemente dal condividere o no questa o quella frase o disegno, indipendemente dallo schieramento politico, a difesa della libertà di espressione, in occidente come altrove. Prodi come primo ministro del paese che ospita il Vaticano, avrebbe oggi il dovere di dare l’esempio. Ma è ormai evidente che non lo può fare, perché la sua maggioranza non glielo consente. E questa è una vergogna per l’Italia.

18.9.06

Vaticano sotto assedio. E Roma(no) se fà li cazzi suoi

Io sono favorevole alle unioni civili omosessuali, all’applicazione della legge sull’aborto attraverso metodi, come la pillola ru486, che minimizzano il danno fisico e psicologico, alla ricerca scientifica sugli embrioni sovranumerari per cercare di sconfiggere alcune fra le più gravi malattie, al testamento biologico. Combatto il relativismo non in nome di una verità assoluta, ma dei valori universali acquisiti nel corso della civilizzazione umana. Non comprendo le accuse che la Chiesa Cattolica rivolge incessantemente al “soggettivismo”, al liberalismo, alla piena espressione della libertà di coscienza. Ma proprio in nome di queste convinzioni mi offende assistere passivamente all’attacco teocratico, assolutista, fanatico e pretestuoso che sta subendo il Pontefice.

E mi indigna il silenzio del governo italiano, direttamente coinvolto, suo malgrado, nella vicenda a causa delle minacce rivolte contro la città di Roma e i luoghi sacri del cristianesimo. E’ inaccettabile che la politica neutralista e opportunista nei confronti di tutte le dittature del pianeta, appena riconfermata da Prodi in Cina, non sia neppure in grado di esprimere una ferma e inequivocabile difesa della libertà di espressione del Papa, e una condanna delle reazioni che giungono da innumerevoli paesi islamici, in primis dall’Iran. Il primo ministro Romano Prodi ha il dovere di farci sapere il suo pensiero su quanto sta accadendo e di aggiungere, quanto meno, la sua voce a quella dell’Unione Europea che ha denunciato con chiarezza la strumentalizzazione di una sola frase di un discorso, quello di Ratzinger a Ratisbona, che aveva inequivocabilmente il senso della ricerca di un dialogo fondato sulla ragione universale prima che su una fede particolare.

Il silenzio di Prodi e del Governo rappresenta una tacita giustificazione dell’indegna gazzarra promossa da tiranni e fanatici contro la cultura liberale, prima ancora che contro la Chiesa di Roma.

Piazza Tienanmen ribattezzata piazza Prodianmen. Una sola Cina, bene armata, dice l'Italia. Nomisma studierà la traslazione di Taiwan in Tibet


Italy prone to EU lifting arms ban on China, appreciation for Italy's one-China policy.
(Xinhua)
Updated: 2006-09-18 19:07
BEIJING -- Italy is prone to EU's lifting of arms sales embargo against China, said visiting Italian Prime Minister Romano Prodi here on Monday.
Prodi made the remarks when meeting the press after holding official talks with Chinese Premier Wen Jiabao.
The EU enacted its arms embargo on China after the events of 1989. China considers the embargo a barrier to the smooth development of normal relations between China and the EU, both of whom have vowed to deepen a strategic partnership.

"China is willing to expand cooperation with Italy on economy and trade, investment and especially on small and medium-sized enterprises (SMEs)," said Chinese President Hu Jintao in a meeting with Italian Prime Minister Romano Prodi.Calling the Year of Italy in China "a big success", Hu proposed that the two nations intensify exchanges in the sectors of science and technology, education and culture.
Hu also expressed appreciation for Italy's one-China policy.

17.9.06

Viva il Papa!


Non è nostro compito entrare nelle dispute teologiche. Ma se ci fosse stata la necessità di una controprova sulla verità racchiusa nel discorso pronunciato a Ratisbona da Benedetto XVI, oggi ce l’abbiamo. Il Papa ha messo a confronto le religioni che utilizzano il Logos, la ragione, per acquisire anime a Dio, e quelle che usano la spada per conquistarle. Si sarà pure espresso imprudentemente, o avrà pure usato una citazione sbagliata. Non è questo che a noi, laici e volterriani, e comunque cittadini delle democrazie liberali importa. Ciò che rileva è che la risposta del mondo musulmano, fondamentalista, moderato e persino democratico, è stata l’immediato metter mano alla spada, diplomatica o terroristica che fosse.

Ciò che deve terribilmente preoccuparci è che oggi non è più permesso a nessuno (né a Theo Van Gogh, né a Oriana Fallaci, né agli intellettuali musulmani laici e liberali) esprimere un dubbio sulla lettura che di sé dà chi oggi si ritiene interprete della civiltà islamica nel suo complesso, al di là delle letture spesso contrapposte che ne vengono offerte. La replica alle opinioni controverse non è mai nei termini di uno scontro polemico che si mantiene sul terreno della ragione, ma si arma di indignazione, offesa, intimidazione e minaccia. Sembra non esserci altro riflesso che la repressione e la censura.

Benedetto XVI ha tutta la nostra solidarietà per la reazione violenta di cui è stato vittima da parte di governi e organizzazioni islamiche. Ma anche per le sue riflessioni sui secoli bui delle guerre di religione, quando il mondo cristiano sostituì la spada alla Croce e i roghi allo Spirito, e per il richiamo che rivolge a tutte le religioni perché rinuncino alla violenza e all’odio.

16.9.06

Dacia Valent ci scrive


Marco è fatto così: una vera roccia, inscalfibile... Gli piace da morire che lo piglino per il culo e quindi, perchè negargli questo piccolo diletto?
Anche se ama fare il buzzurro, ha la grazia e la raffinatezza di un giovane Valentino Garavani (è solo un po' maniaco, ma basta dargli un po' di valeriana).
Il suo mito è Nico (Tomas Milian).
Ma anche a voi - a leggerlo - viene voglia di ricoprirlo di stracchino di bufala e farne un oggetto sessuale???
Dacia Valent

La portavoce nazionale della Islamic Antidefamation League è intervenuta così a commento del post in cui criticavo rudemente il presidente della Camera Bertinotti per aver concesso l'11 settembre scorso una sala di Montecitorio a lei e ai suoi sodali, facendo commemorare in Parlamento la strage delle Torri Gemelle da coloro che non esprimono apertamente il loro sostegno ai terroristi solo perché affermano che l'attentato gli americani se lo sono confezionati da soli, con la complicità israeliana.
Come vedete lo stile di Dacia Valent è un impasto di intimidazione e dadaismo. Noi gli perdoniamo la prima perché siamo cristiani, e ci divertiamo col secondo perché siamo liberali. Eppoi Dacia Valent è donna, e dopo tutto qualche utile consiglio può offrire alle sue correligionarie che vivono - ma che fortuna! - nei paesi islamici: almeno su cosa fare dei loro mariti.

15.9.06

Date a Prodi un telefono. Ma tutta la rete no!


Non serve a nulla che Prodi vada in Parlamento a ripetere che di Telecom nulla seppe, nulla sentì, nulla vide, come chiede gran parte del mondo politico. Come potrebbe infatti il nostro modificare una versione che prima ha messo nero su bianco e poi declamato in italiano e cinese? Leggete però cosa scrive oggi Il Messaggero: “No, non è piacevole, anzi è alquanto irritante, apprendere dai giornali dell’esistenza di piani più o meno segreti su un’azienda come Telecom, piani che in un modo o nell’altro rimandano a palazzo Chigi e quindi al governo di cui fai parte e quindi ancora, ma questo è solo sussurrato, al tuo premier. Questi e altri pensieri sono frullati nella testa di Piero Fassino..”. Prodi faccia come Fassino all’epoca della famosa conversazione con il presidente di Unipol Consorte (“E allora, siamo padroni di una banca?” ricordate..): faccia una telefonata per saperne di più. Ma addirittura prendersi tutta le rete telefonica!

Visto lo scontro pubblico senza esclusione di colpi sotto la cintura fra Prodi e Tronchetti Provera e il retroscena segreto ora venuto alla luce sull’ ingerenza diretta di Palazzo Chigi (il terzo ufficio a sinistra nel sottoscala vicino al bagno, certo) nella gestione di una grande azienda privata quello che serve davvero è un accertamento pubblico e immediato della verità. Lo strumento più appropriato per fare chiarezza, almeno e proprio per la pubblicità dei suoi lavori, è una commissione d’inchiesta parlamentare. Sulla magistratura, al di là dei tempi lunghi propri di un’indagine penale, c’è poco da far conto, visto quanto sembra perplessa sul da farsi (viva il sussulto garantista!).

Al di là dei risvolti penali, la questione è politica, e riguarda direttamente il presidente del Consiglio. Troppe domande sono senza risposta (si leggano Oscar Giannino e Davide Giacalone su Libero, fra gli altri). E’ vero che il Governo è stato lo sponsor delle proposte del banchiere prodiano Claudio Costamagna volte a far nascere dall’unione di Telecom e Sky un grande polo multimediale filogovernativo? E’ vero che a questo fine sono state promesse ingentissime risorse pubbliche, quelle della Cassa depositi e prestiti, al fine di riportare sotto controllo governativo la rete fissa telefonica? E’ vero che il progetto prevedeva l’accorpamento di Terna, Snam e telefoni per dare vita a un nuovo gigantesco carrozzone statale dell’elettricità, dell’energia e della telefonia? E’ questo che oggi la sinistra di governo chiama ritorno alla programmazione? Se sì, ci si vuol dire quale parlamento ha autorizzato queste mosse? E quale autorità di controllo della Borsa o delle Telecomunicazioni, o della Concorrenza ne è stata informata, anche al fine di evitare che l’intervento governativo favorisse speculazioni a borse aperte provocando danni agli azionisti, come puntualmente avvenuto? Se perfino il diretto interessato, Prodi, continua a dire di non saperne nulla, non sarebbe un bel gesto che la stessa maggioranza facesse la prima mossa nel varare la commissione d’inchiesta?

Sofri, Prodi, Bonino, noi


Srive oggi Adriano Sofri sul Foglio: “Conosci tu il paese dove fioriscono i difensori dei diritti umani? Dove politici e giornalisti, tranne Emma Bonino, mettono al primo posto la difesa dei perseguitati? Dove, tranne Emma Bonino, giornalisti e politici antepongono la legalità e i diritti degli ultimi a qualunque prospettiva di affari e di guadagni materiali? Dove, con l'eccezione di Emma Bonino, politici e giornalisti sono pronti a isolare il governo cinese e inchiodarlo alle sue violazioni? Dove la mobilitazione contro la pena di morte è ininterrotta e unanime, salva Emma Bonino? Dove lo sdegno contro la repressione della inerme testimonianza Falun Gong sarebbe universale, se non fosse per Emma Bonino? Dove politici e giornalisti digiunerebbero a oltranza per rivendicare la libertà di accesso dei cinesi a Internet ma Emma Bonino no? Lo conosci tu bene? Laggiù, laggiù, vorrei con te, o mia amata, andare: a condizione di non incontrarci Emma Bonino”.
Siamo d’accordo. Proprio per questo non vorremmo che Romano Prodi e il suo governo approfittassero del passato e del futuro di Emma Bonino per non fare nulla, ma proprio nulla, oggi. I movimenti politici cui gran parte del Centrosinistra guarda con simpatia, entusiasticamente ricambiata, fanno abitualmente uso di scudi umani. Non vorremmo che l’esempio facesse scuola anche da noi.

14.9.06

Chi l'ha detto?


"Ho ottenuto un altissimo ascolto. E questo è ciò che conta".
Chi l'ha detto?
a) Luciano Moggi
b) Adolfo Ahmadinejad
c) Enrico Mentana

13.9.06

La Cina e i Radicali


La missione Prodi, Bonino + mille è dunque approdata in Cina. Noi ci auguriamo che vengano fatti buoni affari, che l’Italia divenga un partner primario del colosso asiatico, che gli imprenditori italiani nel loro complesso cerchino finalmente (e siamo sicuri che allora li troveranno) sbocchi importanti sul mercato cinese. Ma, al tempo stesso, ci auguriamo che l’Italia sappia muoversi in modo da non diventare, in prospettiva, prigioniera dei suoi affari in Cina, diversamente da quel che capita oggi per i rapporti con l’Iran. Perché quando si ha a che fare non con una società di mercato, ma con uno Stato di mercato, il rischio di essere truffati economicamente e di venire schiacciati politicamente è sempre altissimo. Questo vale in specie per un paese che è riuscito a unire comunismo politico e capitalismo economico, creando una innovativa forma di dirigismo fasciocomunista (che a noi sembra l’unica proiezione oggi possibile del comunismo internnazionale, con buona pace dei nostalgici e dei rifondatori).
Per questo abbiamo sollevato il caso di Gao Zhisheng, il Gandhi o il Mandela cinese, colui che ha avuto il coraggio di rivolgersi alle autorità del suo paese scrivendo che è incomprensibile che “quando il Nazismo uccise 6 milioni di ebrei fu condannato dal mondo intero, mentre durante il regno del Partito Comunista Cinese 80 milioni di persone sono state uccise senza che il mondo dicesse niente”. Gao, convertitosi al cristianesimo dopo una lunga militanza comunista (nel 2001 fu proclamato dal Ministro della Giustizia uno dei 10 più meritevoli avvocati della Cina) ha difeso negli ultimi anni le minoranze religiose, cristiane ma soprattutto dei Falun Gong, dalle terribili persecuzioni che hanno subito da parte della polizia speciale cinese, denunciando gli assassinii, le torture, i rapimenti spesso conclusi con la definitiva sparizione delle vittime. Più volte Gao e la sua famiglia sono stati minacciati di morte, è sfuggito a un attentato, gli è stato chiuso un anno fa lo studio legale. Infine, lo scorso agosto è stato arrestato e da allora non si hanno più notizie di lui.
Abbiamo chiesto a Prodi di intervenire presso il governo cinese per ottenere la liberazione di Gao Zhisheng o comunque notizie precise sul luogo della sua detenzione, sulle sue condizioni di salute e sulla possibilità di incontrarlo e assicurargli assistenza legale. Fino a questo momento dalla presidenza del Consiglio nessuna risposta. Parlano invece i radicali della Rosa nel Pugno. Il ministro Bonino ha dichiarato a radio Radicale che certamente durante la missione si discuterà con le autorità cinesi del rispetto dei diritti umani. E, rivolta ai critici, ha replicato: “Ma che cosa vogliono che facciamo, ce lo dicano”.
Credevamo di averlo fatto.
Oggi Sergio D’Elia, deputato radicale, prima di dare una risposta nel merito dell’appello e dell’iniziativa proposta, replica sul metodo e sulle persone: “Che cosa avete fatto quando Berlusconi tre anni fa andò in Cina?”. Non ci pare la reazione migliore, comunque abbiamo la risposta: Della Vedova allora era nel Parlamento Europeo, eletto della lista Bonino, e non sosteneva certo il governo Berlusconi. Taradash non faceva politica attiva, le uniche tessere che aveva erano quelle delle numerose associazioni radicali, a partire dal Partito Radicale Transnazionale, cui resta, come Benedetto, iscritto.
Nel merito D’Elia ci annuncia che in Cina si è aperto un dibattito promettente sulla pena di morte, cosa citata anche dal ministro Bonino. Ottima cosa, ne siamo convinti, anche se è difficile che una discussione limitata alle gerarchie del Partito possa produrre buoni risultati. Ciò detto, cosa c’entra la pena di morte con la violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali? Esistono fior di paesi democratici che hanno avuto nel loro ordinamento o conservano tuttora la pena di morte. Questa è una battaglia politica che attraversa trasversalmente il campo delle democrazie liberali e quello delle dittature. Paradossalmente si potrebbe osservare che le sentenze di morte in Cina sono fra le poche cose legali che il regime consente al suo sistema di repressione penale, e che ci sono centinaia di migliaia di persone che preferirebbero affrontare un processo pubblico, anche a costo del rischio di una sentenza di morte, piuttosto che languire nei lager o nei sotterranei vittime di torture, denutrizione o di lavori forzati dall’alba al tramonto, nascosti ad ogni sguardo e privati di qualsiasi assistenza legale o affettiva.
Insistiamo dunque: si faccia una cosa concreta, che abbia un valore simbolico e una risonanza interna ed esterna alla Cina: si salvi la vita di Gao Zhisheng. La missione italiana in Cina può fare molto a questo scopo.

12.9.06

Cazzoni, fighette e rottinculo


E bravo Mentana. Ha fatto il 25 per cento di share e una media di 1.416.000 spettatori, il programma più visto fra quanti hanno celebrato ieri l’11 settembre. E brava Dacia Valent, che ha celebrato alla Camera dei Deputati, in una sala richiesta immagino dai Comunisti italiani (o da Rifondazione? O dai Verdi? O dal correntone Ds? O da chi?) l’11 settembre a nome della Lega Antidiffamazione Islamica insieme a Moreno Pasquinelli, il boss del campo antimperialista che raccoglieva fondi per la “resistenza” irakena nei giorni della strage di Nassirya: anche lei ha fatto il massimo dello share sui quotidiani italiani, che solo di questa manifestazione praticamente oggi parlano.
Bella questa Italia, che nel quinto anniversario dell’attentato che ha fatto qualcosa come 3000 morti fra ospiti delle torri gemelle e passeggeri dei quattro aerei pilotati dai kamikaze, non trova niente di meglio che innalzare agli onori della cronaca politica e della leggenda televisiva quattro farabutti che, oltre a riempirsi le tasche di quattrini pubblicando tutta la spazzatura che riescono a raccogliere nei cassonetti delle reti “antimperaliste” (vale a dire comuniste, fasciste, naziste, islamiste) di mezzo mondo, oggi acquistano anche fama e caratura di interlocutori delle persone serie in televisione e nei palazzi delle istituzioni.
Bravo Fedele Confalonieri, che raccoglierà ancora più pubblicità consentendo ai suoi cavalieri della controinformazione di speculare senza pudore sulla memoria e sul dolore di migliaia di innocenti e delle loro famiglie. Bravo Fausto Bertinotti, che non ci ha pensato nemmeno un minuto a consegnare le sale della Camera a un’iniziativa carica di disprezzo verso la verità e “negazionista” di quel minimo di responsabilità senza di cui una democrazia liberale diventa la caricatura di se stessa.
Al 25 aprile mancano pochi mesi. Ci aspettiamo un bel Matrix sul confronto fra le “verità contrapposte” di un sostenitore dello sterminio ebraico, un negazionista e, dall’altra parte un paio di gentiluomini di passaggio, troppo educati per fare di fronte al pubblico l’unica cosa che ieri sera, ascoltando Giulietto Chiesa e Maurizio Blondet, era normale fare, avere conati di vomito. E ci aspettiamo che il presidente Bertinotti offra la Camera agli eredi di Salò, che ci vengano a spiegare che sì è vero, allora il complotto demogiudoplutocratico ebbe successo, ma che oggi ci sono buone probabilità che, con Ahmadinejad e la Corea del Nord alleate, la parte migliore del mondo possa avere la sua rivincita. Ma non fatevi l’animo troppo amaro. L’antidoto c’è. Un film: “Team America” di Parker & Stone (quelli di South Park). Guardatelo e poi guardatevi intorno e decidete a quale gruppo, fra i tre lì ben classificati, appartengono certi giornalisti e certi uomini politici: i cazzoni? Le fighette? O i rottinculo?

11.9.06

Da Mediaset spazzatura su Ground Zero


Lo speciale Matrix sull’11 settembre, condotto da Enrico Mentana, avrà stasera i suoi ospiti il giornalista Maurizio Blondet, autore di una serie di volumi dedicati a illustrare la tesi del complotto e a smascherare le cosiddette verità ufficiali. Blondet è un caso particolare fra i complottisti. Infatti non si limita semplicemente, come fanno gli altri, alla ripetuta falsificazione dei dati di fatto e all’invenzione di sana pianta di cosiddette “verità alternative”; Blondet aggiunge a tutto questo la salsa velenosa dell’antisemitismo e la convinzione che sia in corso un complotto ebraico per la conquista del potere economico e politico su tutto il pianeta, di cui l’11 settembre sarebbe stato un passaggio essenziale. Vedi fra l'altro www.undicisettembre.blogspot.com
Visto il titolo della trasmissione di Matrix, ”Le verità contrapposte”, che offre a priori un crisma di serietà al lavoro di Blondet, siamo sgomenti nel riscontrare con quanta pietas verso i morti dell’11 settembre e con quanto rispetto verso la verità e la decenza Canale 5 e Mediaset abbiano inteso celebrare l’anniversario di una tragedia politica e umana così devastante. Non si poteva proprio evitare di rovesciare proprio oggi spazzatura sulle tombe delle vittime dell’11 settembre?

10.9.06

Berlusconi atto terzo


Ma davvero il problema di Forza Italia sta oggi nella sua organizzazione interna, nella sua leadership, nei meccanismi di successione? Io vedo le cose in modo diverso. Ricorro a una metafora. Immaginiamo Berlusconi come il factotum autore-regista-protagonista di un’opera in tre atti, o se vogliamo di uno sceneggiato in tre puntate, di cui fino ad ora sono state prodotte soltanto le prime due parti. Manca la terza, quella decisiva, ma la trama è a buon punto, anche se è necessario sfrondare il testo già scritto. Atto primo: Berlusconi entra in scena e trova il palcoscenico nudo, senza attori e senza scenografia. Sono tutti altrove: i grandi protagonisti del passato si sono appena ritirati dalla scena, i migliori fra i superstiti, o almeno i più famosi, sono stati scritturati dall’impresario rivale. Traduco: siamo in piena stagione di tangentopoli, , il pool dei magistrati di “mani pulite” ha liquidato tutti i partiti di governo, un referendum ha travolto il sistema proporzionale, è nato il bipolarismo. Ma esiste solo un polo, quello di centrosinistra, guidato (allora come oggi) dai post-comunisti. Non c’è un solo partito in grado di contrapporvisi. Berlusconi fonda Forza Italia e la porta nel giro di poche settimane e di molti sondaggi a conquistare la simpatia di quasi un terzo dell’elettorato, prima ancora di darle un minimo di struttura.
Atto secondo, che è molto più lungo. Forza Italia non era in grado da sola di sconfiggere la “gioiosa macchina da guerra” dei superstiti e dei continuatori della Prima Repubblica. Berlusconi si guarda intorno e cosa trova? Un partito solido ma poco attraente, in tutti i sensi (politicamente ed elettoralmente), il Msi di Gianfranco Fini, erede della mitologia fascista e del conservatorismo postfascista, chiuso nel ghetto dei suoi confini politici, da una parte; un partito ribelle, intriso di buone intenzioni federaliste e di cattive letture secessioniste, chiuso nel ghetto dei suoi confini geografici, dall’altra. Berlusconi scrittura tutti quanti, non impartisce lezioni di recitazione liberaldemocratica a nessuno perché non ne ha il tempo, strappa al loro destino di insignificanza o di mera sopravvivenza alcuni pochi superstiti dell’armata democristiana in rotta. Sul versante opposto, quello laico e liberale, stringe un patto con un altro movimento considerato “non coalizzabile”, i radicali di Marco Pannella. In questo modo crea una strana e fino a poche settimane prima impensabile alleanza e, incredibile a dirsi, vince le elezioni. E’ il 1994, il sistema bipolare non è più monco, c’è un Centrosinistra ma anche, inaspettatamente, anche un Centrodestra.
Da allora sono passati 12 anni, difficili e controversi. Forza Italia ha acquisito e consolidato i connotati di un partito moderato nei valori, pluralista ma dominato spesso da riflessi confessionali, liberale ma piuttosto conservatore in economia, euroatlantico in politica estera, aperto alla modernità ma troppo pressato da alleati e lobbies; e, fattore critico, le sue fortune restano legate a doppio filo a quelle di Berlusconi. Alleanza Nazionale da parte sua ha prodotto un leader di prestigio come Gianfranco Fini ma sembra aver interrotto la sua evoluzione, tanto da essere considerato da molti una zavorra per il suo leader. La Lega ha definitivamente maturato una scelta democratica ma non ha acquisito né sul piano politico né su quello del personale politico una dimensione nazionale; la parte democristiana scalpita; i radicali di Pannella hanno scelto l’alleanza col Centrosinistra; i liberali radicali che hanno fatto una scelta diversa a sostegno del Centrodestra sono ancora vissuti da molti come un corpo estraneo e rischiano la scomparsa nonostante si rivolgano ad un elettorato laico e individualista diffidente verso scelte politiche confessionali ed essenziale per il successo del Centrodestra.
Atto Terzo. Cosa resta da fare e chi lo può fare? Alcuni nomi servono come pietre miliari: Thatcher, Reagan, Aznar, Merkel (quella della campagna elettorale soprattutto). Gli uomini e le donne (ah vedi!) che hanno cambiato la destra occidentale, trasformandola definitivamente in moderni partiti delle opportunità, della difesa delle libertà individuali contro le concezioni collettivistiche di qualsiasi tipo, della laicità politica irrobustita dalla tradizione religiosa, della giustizia intesa come riconoscimento del merito e non redistribuzione di diritti, di uno stato sociale rivolto non alla proliferazione della burocrazia ma al servizio dei cittadini. Partiti che di fronte alla sfida del terrorismo islamico si attivano per disseminare quelle radici di libertà, di democrazia e di mercato che l’Occidente ha conquistato e difeso con tanto sacrificio.
A che punto è il Centrodestra su questa strada? Le valutazioni posso divergere, ma non c’è dubbio che il percorso non è compiuto, e che una strada diversa non porta lontano.
Chì può guidare questa decisiva fase e completare la svolta avviata alla fine del 1993? Si accettano candidature. Personalmente dubito che ci possa riuscire altri da chi dei due atti precedenti è stato autore, regista e protagonista. Certo non sarà facile. Ma oggi siamo in condizione di dire che la costruzione di uno schieramento di Centrodestra moderno, europeo, americano, riformatore e liberale oltre che attento alla tradizione religiosa e del costume, moderato ma allergico al moderatismo, è possibile. A Berlusconi spetta il compito già realizzato dai grandi leaders conservatori di far comprendere che la laicità è il segno non della contrapposizione ma della convivenza fra i valori liberali e quelli tradizionali (che, ad esempio, le unioni civili omosessuali, o la ricerca sugli embrioni destinati al macero, o la depenalizzazione del consumo di droghe non sono in contrasto con la cultura liberale, anzi), che le corporazioni, dai tassisti ai magistrati ai farmacisti agli avvocati ai giornalisti, sono in quanto tali ostili al mercato e al merito e quindi avversarie di fatto del Centrodestra, che la globalizzazione dei mercati crea più occasioni di quante ne distrugge. Eccetera. Berlusconi ha la credibilità per portare a conclusione la sua opera. Ne avrà anche la forza? Si riorganizzi allora Forza Italia a questo scopo, intorno a una concreta teoria degli obiettivi e non a un’astratta ideologia del perfetto partito liberaldemocratico, e si lavori per realizzare se possibile anche l’unità politico-organizzativa della coalizione a partire da un piano d’azione chiaro a tutti gli elettori. Vedrete che alla lunga si accorcerà anche la distanza da quella parte importante della cultura e dell’economia italiana che non si è aggregata al carrozzone della sinistra ma ancora non riesce a credere alla durata e alla consistenza del progetto berlusconiano. Noi Riformatori liberali, se ci vorranno, siamo pronti a sfidare sul terreno della modernità con Forza italia e gli altri l’arroganza della sinistra e i suoi privilegi di casta travestiti da egemonia culturale.

4.9.06

Rai-Troia. Fuori (Tg) uno: Mimun


Ci Raisiamo. Il presidente della Rai preannuncia il licenziamento del direttore del Tg1, Clemente Mimun, adducendo la vaga giustificazione secondo cui Mimun si trova alla direzione da troppo tempo ed è necessaria una nuova scelta editoriale. Ma il tempo, se è tempo ben utilizzato, non è mai troppo. Quanto alla evocata scelta editoriale, Petruccioli ha il dovere, gestendo un servizio pubblico, di spiegare quali siano a suo giudizio le carenze dell’attuale direzione e quali le innovazioni editoriali che intenne proporre. Ma di questo non dice e non può dire. Il Tg1 non è un modello di telegiornalismo forse, ma esempi migliori non se ne trovano in giro. O forse Petruccioli ha in mente Raisat e le sue quotidiane bufale?
La banale verità è che il centrosinistra ha un’ansia famelica di occupare ogni spazio disponibile in Rai. Questa non è una novità, certamente, della politica italiana. Ma la rimozione di un direttore che ha riportato il Tg1 alla leadership degli ascolti deve essere motivata (Berlusconi dette le sue ragioni quando chiese di liquidare giornalisti che a suo parere violavano costantemente le regole di imparzialità, e lo facevano, e subì per questo una quotidiana criminalizzazione). Petruccioli nemmeno questo, anche se è nota la richiesta dei Ds di far fuori Mimun. Allora si chiami la cosa col suo nome: epurazione politica e fame di bottino elettorale. Da parte una maggioranza che per giunta conta su 25mila elettori di scarto sull’opposizione. Ancora una volta dalla pancia del cavallo di viale mazzini escono a uno a uno i guerrieri dell'informazione di parte. Povera Rai-Troia.