Berlusconi atto terzo
Ma davvero il problema di Forza Italia sta oggi nella sua organizzazione interna, nella sua leadership, nei meccanismi di successione? Io vedo le cose in modo diverso. Ricorro a una metafora. Immaginiamo Berlusconi come il factotum autore-regista-protagonista di un’opera in tre atti, o se vogliamo di uno sceneggiato in tre puntate, di cui fino ad ora sono state prodotte soltanto le prime due parti. Manca la terza, quella decisiva, ma la trama è a buon punto, anche se è necessario sfrondare il testo già scritto. Atto primo: Berlusconi entra in scena e trova il palcoscenico nudo, senza attori e senza scenografia. Sono tutti altrove: i grandi protagonisti del passato si sono appena ritirati dalla scena, i migliori fra i superstiti, o almeno i più famosi, sono stati scritturati dall’impresario rivale. Traduco: siamo in piena stagione di tangentopoli, , il pool dei magistrati di “mani pulite” ha liquidato tutti i partiti di governo, un referendum ha travolto il sistema proporzionale, è nato il bipolarismo. Ma esiste solo un polo, quello di centrosinistra, guidato (allora come oggi) dai post-comunisti. Non c’è un solo partito in grado di contrapporvisi. Berlusconi fonda Forza Italia e la porta nel giro di poche settimane e di molti sondaggi a conquistare la simpatia di quasi un terzo dell’elettorato, prima ancora di darle un minimo di struttura.
Atto secondo, che è molto più lungo. Forza Italia non era in grado da sola di sconfiggere la “gioiosa macchina da guerra” dei superstiti e dei continuatori della Prima Repubblica. Berlusconi si guarda intorno e cosa trova? Un partito solido ma poco attraente, in tutti i sensi (politicamente ed elettoralmente), il Msi di Gianfranco Fini, erede della mitologia fascista e del conservatorismo postfascista, chiuso nel ghetto dei suoi confini politici, da una parte; un partito ribelle, intriso di buone intenzioni federaliste e di cattive letture secessioniste, chiuso nel ghetto dei suoi confini geografici, dall’altra. Berlusconi scrittura tutti quanti, non impartisce lezioni di recitazione liberaldemocratica a nessuno perché non ne ha il tempo, strappa al loro destino di insignificanza o di mera sopravvivenza alcuni pochi superstiti dell’armata democristiana in rotta. Sul versante opposto, quello laico e liberale, stringe un patto con un altro movimento considerato “non coalizzabile”, i radicali di Marco Pannella. In questo modo crea una strana e fino a poche settimane prima impensabile alleanza e, incredibile a dirsi, vince le elezioni. E’ il 1994, il sistema bipolare non è più monco, c’è un Centrosinistra ma anche, inaspettatamente, anche un Centrodestra.
Da allora sono passati 12 anni, difficili e controversi. Forza Italia ha acquisito e consolidato i connotati di un partito moderato nei valori, pluralista ma dominato spesso da riflessi confessionali, liberale ma piuttosto conservatore in economia, euroatlantico in politica estera, aperto alla modernità ma troppo pressato da alleati e lobbies; e, fattore critico, le sue fortune restano legate a doppio filo a quelle di Berlusconi. Alleanza Nazionale da parte sua ha prodotto un leader di prestigio come Gianfranco Fini ma sembra aver interrotto la sua evoluzione, tanto da essere considerato da molti una zavorra per il suo leader. La Lega ha definitivamente maturato una scelta democratica ma non ha acquisito né sul piano politico né su quello del personale politico una dimensione nazionale; la parte democristiana scalpita; i radicali di Pannella hanno scelto l’alleanza col Centrosinistra; i liberali radicali che hanno fatto una scelta diversa a sostegno del Centrodestra sono ancora vissuti da molti come un corpo estraneo e rischiano la scomparsa nonostante si rivolgano ad un elettorato laico e individualista diffidente verso scelte politiche confessionali ed essenziale per il successo del Centrodestra.
Atto Terzo. Cosa resta da fare e chi lo può fare? Alcuni nomi servono come pietre miliari: Thatcher, Reagan, Aznar, Merkel (quella della campagna elettorale soprattutto). Gli uomini e le donne (ah vedi!) che hanno cambiato la destra occidentale, trasformandola definitivamente in moderni partiti delle opportunità, della difesa delle libertà individuali contro le concezioni collettivistiche di qualsiasi tipo, della laicità politica irrobustita dalla tradizione religiosa, della giustizia intesa come riconoscimento del merito e non redistribuzione di diritti, di uno stato sociale rivolto non alla proliferazione della burocrazia ma al servizio dei cittadini. Partiti che di fronte alla sfida del terrorismo islamico si attivano per disseminare quelle radici di libertà, di democrazia e di mercato che l’Occidente ha conquistato e difeso con tanto sacrificio.
A che punto è il Centrodestra su questa strada? Le valutazioni posso divergere, ma non c’è dubbio che il percorso non è compiuto, e che una strada diversa non porta lontano.
Chì può guidare questa decisiva fase e completare la svolta avviata alla fine del 1993? Si accettano candidature. Personalmente dubito che ci possa riuscire altri da chi dei due atti precedenti è stato autore, regista e protagonista. Certo non sarà facile. Ma oggi siamo in condizione di dire che la costruzione di uno schieramento di Centrodestra moderno, europeo, americano, riformatore e liberale oltre che attento alla tradizione religiosa e del costume, moderato ma allergico al moderatismo, è possibile. A Berlusconi spetta il compito già realizzato dai grandi leaders conservatori di far comprendere che la laicità è il segno non della contrapposizione ma della convivenza fra i valori liberali e quelli tradizionali (che, ad esempio, le unioni civili omosessuali, o la ricerca sugli embrioni destinati al macero, o la depenalizzazione del consumo di droghe non sono in contrasto con la cultura liberale, anzi), che le corporazioni, dai tassisti ai magistrati ai farmacisti agli avvocati ai giornalisti, sono in quanto tali ostili al mercato e al merito e quindi avversarie di fatto del Centrodestra, che la globalizzazione dei mercati crea più occasioni di quante ne distrugge. Eccetera. Berlusconi ha la credibilità per portare a conclusione la sua opera. Ne avrà anche la forza? Si riorganizzi allora Forza Italia a questo scopo, intorno a una concreta teoria degli obiettivi e non a un’astratta ideologia del perfetto partito liberaldemocratico, e si lavori per realizzare se possibile anche l’unità politico-organizzativa della coalizione a partire da un piano d’azione chiaro a tutti gli elettori. Vedrete che alla lunga si accorcerà anche la distanza da quella parte importante della cultura e dell’economia italiana che non si è aggregata al carrozzone della sinistra ma ancora non riesce a credere alla durata e alla consistenza del progetto berlusconiano. Noi Riformatori liberali, se ci vorranno, siamo pronti a sfidare sul terreno della modernità con Forza italia e gli altri l’arroganza della sinistra e i suoi privilegi di casta travestiti da egemonia culturale.
8 Comments:
Caro Marco, I wish you were right. Ho però la sensazione che - per fare della "politologia della liberazione" spicciola - il Berlusconi della storia sia ben diverso dal Berlusconi del mito. Ha imposto le mani sugli infermi (An e Lega) ma, anzichè alzarsi e camminare, questi hanno sbandato sonoramente ("attorno a me il deserto" è il mantra delle rispettive leadership, e non si può dire non ce l'abbiano fatta). Forza Italia semplicemente non esiste, se non come cartello elettorale (quando ci sono le elezioni politiche) e strumento per il riciclaggio di elite politiche sporche, a livello locale, sempre. Dal punto di vista ideologico, il centrodestra non ha fatto un passo avanti che sia uno: non c'è una parola d'ordine condivisa, non c'è una strategia, non c'è una coesione in politica economica (cioè in politica). Pensare che oggi, con tre legislature alle spalle e infiniti interventi tricologici, Berlusconi possa cambiare l'andazzo mi pare una grossolana sopravvalutazione del personaggio. Meglio la distruzione creativa...
vedo le probabilità di distruzione non le possibilità di creazione...
AMMERDAITALIANADOC!!!!!!!!!
Sarei felice di conoscere le tue conclusioni sulle giornate di Gubbio, diciamo da giornalista attento e disincantato.
Ma tu lo sapevi che FI la sua forma organizzativa l'aveva già stabilita nel '98? http://perlascandinava.blogspot.com/2006/09/fi-e-lo-statuto-dimenticato.html
Un abbraccio
Perla
Alcuni anni fa mi trovai a discutere con i miei miei zii americani settantacinquenni delle “tematiche” della droga.
La mia posizione catturò la loro attenzione e a lungo sviluppammo le tesi sulla legalizzazione e distribuzione ai tossicodipendenti - nella convinzione che un mercato asfittico sarebbe un mercato asfissiato - così come condividemmo la necessita’ di scelte originali, coraggiose per rimuovere il giogo dalle spalle di quanti, piegati alla schiavitù da una molecola chimica, vivono come ratti nelle nostre discariche.
Non ho mai percepito un segnale, notato un elemento, registrato una frase che mi potessero chiarire quali fossero - e quali siano - le opinioni di Berlusconi su temi come questi.
Amo illudermi che questa zona d’ombra di Berlusconi, questa sua area non illuminata del percepire e del sentire, sia la medesima che io frequento.
E sono profondamente convinto che in quest’area Berlusconi sarebbe in grado di aggregare moltitudini, uomini e donne di ogni età, sesso, convinzione e cultura che possano riconoscere nell’amore per il prossimo e nel dolore del prossimo gli elementi giustificativi di politiche apparentemente irragionevoli, dirompenti, rischiose, forse clamorosamente sbagliate ma follemente innamorate della vita e degli esseri che ne sono portatori.
Per questo Berlusconi-uomo ha rappresentato per me la speranza di un cambiamento epocale, il sogno di una Grande politica incarnata in un non-politico.
E questa speranza e questo sogno non hanno bisogno di Forza Italia, in forma di movimento o di partito, gassosa o solida, rigida o molle.
Che bello sarebbe il terzo atto se si aprisse dicendo a quella ragazza, si proprio quella che va con tutti per la roba, “farò di tutto - qualunque cosa davvero - per tirarti fuori dal tuo inferno”!
Che bello sarebbe il terzo atto se si aprisse ricordando il senso dell’assenza di Luca Coscioni!
Che bello sarebbe il terzo atto se aprisse dicendomi: “i tuoi cari non creperanno nel dolore”!
Che bello sarebbe il terzo atto se Berlusconi facesse il rirormatore liberale!
Ciao
AO
capisco che magari qualcuno ti ha fatto torto, ma non ce l'hai un po' troppo con la sinistra italiana? Un fine pensatore come te non si accorge delle differenze a essa intrinseche? Quelli che definisci Post-Comunisti del '94 lo sono ancora oggi? I privilegi di casta di avvocati, tassisti e giornalisiti sono stati colpiti da Berlusconi o da Prodi? La prossima annunciata riforma pensionistica è Post-Comunista o risponde alle esigenze liberali di riforma? La Riforma Treu attuata nel '97 era roba da Cultura Egemonica, Accozzaglia Terzomondista o Rigurgito Comunista?
Scusa se mi permetto di darti un consiglio. Se sei DAVVERO LIBERALE non hai una posizione ricalcabile nella Politica Italiana. (Attualmente nemmeno in quella americana, un tempo nel feudo Democratico costruito da Wilson oggi un po' qui con i Clinton e un po' la con i Buchnan e i NeoCon). E allora com'è che ti accanisci sempre e solo con una parte negando evidenze enormi e tacendo su ambiguità che potresti stigmatizzare? Sei un liberale? Dimostralo! Poniti nei confronti dell'Italia da neutrale che osserva caso per caso ogni proposta della classe politica. Ci sono molte cose fatte e in procinto di essere fatte dalla sinistra che dovrebbero andarti bene. Perchè non le dici?
E ancora: ti accanisci con le corporazioni perchè fanno male al mercato. Perchè lasci stare i monopoli di Berlusconi che lo ammazzano nei settori in cui operano?!?!
Non ti capisco, al mio occhio di ingenuo lettore non sei coerente come Liberale Doc. Magari sei soltanto un diversivo italico.
Marco,
continuo a stimarti come analista e se fossi stato nelle liste di FI forse avrei votato alle ultime elezioni. Ma il punto fondamentale é che Silvio non é nemmeno l'unghia di Maggie o l'alluce di Ronnie... veri capitani coraggiosi del dopoguerra. Silvio non c'é.. ed é per questo che va da Ratzinger e non ti prende in lista. È un peccato ma é cosí.
Il gran problema é che se gli altri occupano e mangiano tutto come le cavallette, Silvio non é stato capace i fare le riforme che i suoi elettori si aspettavano da lui... anzi ha fatto talvolta l'opposto (come per il sistema elettorale) e per questo ha perso. Perché fare 50-50 con Mortadella per me significa perdere.
E lascia stare la Merkel... La Germania é incapace di riformarsi da 15 anni e Angie non é Maggie.
Saluti cari e vai avanti cosí: fa un piacere immenso leggere i tuoi articoli.
alcune domande contenute nei commenti rimangono senza risposta...
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