13.9.06

La Cina e i Radicali


La missione Prodi, Bonino + mille è dunque approdata in Cina. Noi ci auguriamo che vengano fatti buoni affari, che l’Italia divenga un partner primario del colosso asiatico, che gli imprenditori italiani nel loro complesso cerchino finalmente (e siamo sicuri che allora li troveranno) sbocchi importanti sul mercato cinese. Ma, al tempo stesso, ci auguriamo che l’Italia sappia muoversi in modo da non diventare, in prospettiva, prigioniera dei suoi affari in Cina, diversamente da quel che capita oggi per i rapporti con l’Iran. Perché quando si ha a che fare non con una società di mercato, ma con uno Stato di mercato, il rischio di essere truffati economicamente e di venire schiacciati politicamente è sempre altissimo. Questo vale in specie per un paese che è riuscito a unire comunismo politico e capitalismo economico, creando una innovativa forma di dirigismo fasciocomunista (che a noi sembra l’unica proiezione oggi possibile del comunismo internnazionale, con buona pace dei nostalgici e dei rifondatori).
Per questo abbiamo sollevato il caso di Gao Zhisheng, il Gandhi o il Mandela cinese, colui che ha avuto il coraggio di rivolgersi alle autorità del suo paese scrivendo che è incomprensibile che “quando il Nazismo uccise 6 milioni di ebrei fu condannato dal mondo intero, mentre durante il regno del Partito Comunista Cinese 80 milioni di persone sono state uccise senza che il mondo dicesse niente”. Gao, convertitosi al cristianesimo dopo una lunga militanza comunista (nel 2001 fu proclamato dal Ministro della Giustizia uno dei 10 più meritevoli avvocati della Cina) ha difeso negli ultimi anni le minoranze religiose, cristiane ma soprattutto dei Falun Gong, dalle terribili persecuzioni che hanno subito da parte della polizia speciale cinese, denunciando gli assassinii, le torture, i rapimenti spesso conclusi con la definitiva sparizione delle vittime. Più volte Gao e la sua famiglia sono stati minacciati di morte, è sfuggito a un attentato, gli è stato chiuso un anno fa lo studio legale. Infine, lo scorso agosto è stato arrestato e da allora non si hanno più notizie di lui.
Abbiamo chiesto a Prodi di intervenire presso il governo cinese per ottenere la liberazione di Gao Zhisheng o comunque notizie precise sul luogo della sua detenzione, sulle sue condizioni di salute e sulla possibilità di incontrarlo e assicurargli assistenza legale. Fino a questo momento dalla presidenza del Consiglio nessuna risposta. Parlano invece i radicali della Rosa nel Pugno. Il ministro Bonino ha dichiarato a radio Radicale che certamente durante la missione si discuterà con le autorità cinesi del rispetto dei diritti umani. E, rivolta ai critici, ha replicato: “Ma che cosa vogliono che facciamo, ce lo dicano”.
Credevamo di averlo fatto.
Oggi Sergio D’Elia, deputato radicale, prima di dare una risposta nel merito dell’appello e dell’iniziativa proposta, replica sul metodo e sulle persone: “Che cosa avete fatto quando Berlusconi tre anni fa andò in Cina?”. Non ci pare la reazione migliore, comunque abbiamo la risposta: Della Vedova allora era nel Parlamento Europeo, eletto della lista Bonino, e non sosteneva certo il governo Berlusconi. Taradash non faceva politica attiva, le uniche tessere che aveva erano quelle delle numerose associazioni radicali, a partire dal Partito Radicale Transnazionale, cui resta, come Benedetto, iscritto.
Nel merito D’Elia ci annuncia che in Cina si è aperto un dibattito promettente sulla pena di morte, cosa citata anche dal ministro Bonino. Ottima cosa, ne siamo convinti, anche se è difficile che una discussione limitata alle gerarchie del Partito possa produrre buoni risultati. Ciò detto, cosa c’entra la pena di morte con la violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali? Esistono fior di paesi democratici che hanno avuto nel loro ordinamento o conservano tuttora la pena di morte. Questa è una battaglia politica che attraversa trasversalmente il campo delle democrazie liberali e quello delle dittature. Paradossalmente si potrebbe osservare che le sentenze di morte in Cina sono fra le poche cose legali che il regime consente al suo sistema di repressione penale, e che ci sono centinaia di migliaia di persone che preferirebbero affrontare un processo pubblico, anche a costo del rischio di una sentenza di morte, piuttosto che languire nei lager o nei sotterranei vittime di torture, denutrizione o di lavori forzati dall’alba al tramonto, nascosti ad ogni sguardo e privati di qualsiasi assistenza legale o affettiva.
Insistiamo dunque: si faccia una cosa concreta, che abbia un valore simbolico e una risonanza interna ed esterna alla Cina: si salvi la vita di Gao Zhisheng. La missione italiana in Cina può fare molto a questo scopo.

9 Comments:

Blogger perdukistan said...

susù fastidio, t'han mai parlato di gioco di squadra?

comunque, visto che va di moda la cina, suggerirei di porre attenzione anche al lato pandemie che forse può essere affrontato in chiave sinergia (oltre che politica), intanto salviamo la vita di milioni di sieropositivi poi li "libereremo" ;)

che faccio riposto qui i mei deliri?

massì va! e grazie dell'ospitalità

http://perdukistan.blogspot.com/2006/09/cina-democrazia-di-seta-o-sete-di.html

http://perdukistan.blogspot.com/2006_01_15_perdukistan_archive.html

5:21 PM  
Anonymous Anonimo said...

mah, sperare che in una "missione" economica il governo italiano s'azzardi a fare un affronto del genere alla Cina temo che sia irrealista...purtroppo quando si tenta di riallacciare rapporti politici ed economici è sconsigliato fare la voce grossa sui tabù altrui...

ricordo tanti silenzi, dal governo Prodi I sull'Albania al Berlusconi II sulla Russia (in Albania si sosteneva un Berisha indifendibile e in Russia si chiudevano gli occhi sulla riapertura di particolari ospedali psichiatrici del periodo sovietico dove non si ricoverano i malati ma dove in compenso spariscono un sacco di oppositori, ma sai, arrivavano in cambio i controlli sulle coste albanesi e un bel po' di metano...)

Mah Taradash, a lei piace tanto il nome Tocqueville, e qualcosa viene in mente anche a me: le democrazie hanno tanti pregi che in politica estera diventano difetti!

7:42 PM  
Anonymous Anonimo said...

Forduke rileva che "va di moda la Cina"; a me pare piuttosto (spero di sbagliare, come sempre...) che vada di moda non mettere in imbarazzo Prodi, anche quando fa le stesse cose per le quali a Berlusconi non si risparmiava nulla.
Insisto: non è solo una questione "cinese", mesi fa accadde lo stesso con la russia, con l'accordo Eni-Gazprom & annessi.

http://www.tj.splinder.com/post/9226229/%22Emma+la+cinese%22+e+i+%22giapponjesi+di+Prodi%22

10:15 AM  
Blogger perdukistan said...

scusa taps, ma una volta messo in imbarazzo prodi cosa cambierebbe nei fatti?

http://perdukistan.blogspot.com/2006/09/spunto-di-grande-interesse-se-lo-dice.html

11:36 AM  
Blogger harry said...

Ogni idealista utopista, una volta al potere, si trasforma in una metastasi del kissingerismo. Sempre meglio una via di mezzo, purché sia coerente prima e dopo le elezioni.

4:32 PM  
Blogger perdukistan said...

bhe ancora la bonino non ha ordinato all'aviazione di bombardare il parlamento cileno ;)

5:44 PM  
Anonymous Anonimo said...

Un vero peccato!

3:15 PM  
Anonymous Anonimo said...

molto intiresno, grazie

12:36 AM  
Anonymous Anonimo said...

Perche non:)

12:41 AM  

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