Diamo un'anima al Centrodestra (possibilmente libertaria...)
‘Le Ragioni dell’Occidente’ è un mensile che esce a Forlì, diretto da Franco Fregni e vicediretto da Nicholas Farrell. Nel numero di novembre ha pubblicato una lunga intervista a Marco Taradash, firmata da Gianfranco Angelucci, scrittore e regista.
Partiamo dal personale: un padre americano che arriva in Italia come militare dell'esercito di liberazione e una madre italiana. Quale delle due anime prevale?
Mi sento italiano a tutti gli effetti, anche se non in sintonia con la concezione di uno Stato che grava pesantemente sulla società; a questo riguardo appartengo spiritualmente all'America, avendo sempre creduto maggiormente all'individuo rispetto alle organizzazioni sociali e alla Stato. Soprattutto essendo vissuto a Livorno, città comunista e oppressiva, dove il meccanismo è stato sempre quello opposto, di affidare al corpo sociale il destino dell'individuo.
Mi sembra di scorgere sia a destra che a sinistra una certa ansia di rifondazione, come se si avvertisse in Italia la necessità di ricominciare da principio.
Io credo che sia necessario abbandonare, più che rifondare, le vecchie culture, a cominciare da quella comunista che è da gettare nel cesso della storia rapidamente e senza rimpianti. C'è invece da recuperare la democrazia politica, in un Paese in cui non se ne conoscono il significato né i meccanismi. I cittadini italiani sono molto liberi, hanno pochissimi limiti alla loro libertà, ma sono sudditi politicamente. Cioè non possiedono voce in capitolo nelle scelte politiche.
Chi sono i despoti?
L'oligarchia dei partiti. Mentre al tempo del regime partitocratico c'era pur sempre la possibilità di diventare partitocrate, naturalmente accettando le regole; oggi ci sono delle oligarchie invisibili, che non hanno sede, luoghi di presenza fisica, accessibilità.
Nell'assetto politico attuale non c'è dunque più possibilità di far sentire la propria voce?
Per il cittadino assolutamente no. E per chi vuol far politica l'impresa è una fatica disumana, a meno che non venga accolto - specifico “accolto” - nelle stanze dell'oligarchia. Ed è una situazione che non può reggere perché siamo l'unico Paese “democratico” occidentale del mondo a vivere una situazione di questo genere.
Quindi la necessità di un movimento che ripristini la coscienza di questo diritto di far politica.
La coscienza del diritto di avere non soltanto la gestione della propria vita personale, che oggi è indubbiamente concessa agli italiani, ma anche la padronanza di decisioni completamente in mano ad altri. Faccio un esempio: sulle questioni di coscienza è ormai luogo comune dire: lasciamo libertà di coscienza ai parlamentari. Quando è invece auspicabile che i parlamentari si preoccupino di lasciare libertà di coscienza ai cittadini. Riguardo ai più recenti e complessi problemi di etica quasi tutti i parlamentari, in perfetta buona fede, esprimono una mentalità autoritaria o confessionale o conformista, e dunque in contrasto con l'orientamento dei cittadini comuni. Mi chiedo come possa essere considerata un valore la loro libertà di coscienza.
Ma questo sembrerebbe una caratteristica della democrazia rappresentativa nelle società avanzate. Negli Stati Uniti il cittadino medio è lontanissimo dalla politica centrale.
E viceversa. Anche la politica in America è molto distante dal cittadino, cosa che non avviene in Italia dove la politica influenza moltissimo persino il costume quotidiano. Inoltre negli Stati Uniti ci sono modi completamente diversi di partecipare alla politica, non attraverso i partiti bensì attraverso le fondazioni, le associazioni, i gruppi di interesse, le lobbies, le associazioni religiose. Esiste una pluralità di strumenti che manca all'Italia.
Quali sono le strategie del movimento: come arrivare a far sentire la propria voce?
Innanzitutto noi abbiamo fatto una scelta di campo privilegiando il Centrodestra del quale condividiamo la quasi totalità dei principi. A cominciare dalla politica internazionale e dalla scelta di schierarsi a fianco dell'America, di Israele, contro i regimi autoritari. Di far parte insomma della coalizione dei volenterosi, quella vera. Sul piano dei diritti civili, anche se con tutte le anomalie italiane, il Centrodestra si pone sul versante del garantismo, mentre il Centrosinistra è sul versante del giustizialismo. La terza buona ragione è che il Centrodestra crede al mercato, anche se non sempre lo pratica, e il Centrosinistra non ci crede anche se magari lo pratica più spesso della Destra. Sul piano storico il Centrosinistra è l'erede della Prima Repubblica, e per questo non ci piace; ma ci poniamo in posizione critica anche con il Centrodestra di cui scorgiamo tutti i limiti di coraggio nel perseguire un programma di autentico liberalismo. Le posizione critiche non vengono mai accettate volentieri; nonostante ciò noi crediamo di giocare un ruolo importante, interloquendo con alcuni milioni di liberali in pectore che in Italia non votano il Centrodestra perché non sono soddisfatti del suo moderatismo. Il compito del Centrodestra dovrebbe essere di riunire moderati e liberali, mentre a noi sembra che la voce dei liberali sia scarsamente rappresentata.
I tempi di questa sensibilizzazione?
Come strategia abbiamo scelto un rapporto politico privilegiato con Berlusconi. Che però non è ricambiato. Noi crediamo che Berlusconi oggi in Italia rappresenti l'unica garanzia del cambiamento e non, come sostengono i suoi avversari, un elemento di ulteriore chiusura delle oligarchie. E questo proprio in virtù delle sue pretese anomalie; cioè per il fatto che non è un politico di professione, anzi è un anti-politico. I suoi difetti – che per noi sono pregi - in realtà costituiscono nell'attuale situazione italiana l'unica speranza di un radicale cambiamento verso una nuova concezione della politica. In linea con i criteri liberali che gli appartengono direi per istinto. Noi offriamo a FI un rapporto federativo, portando in dote un seguito non trascurabile su cui possiamo contare nel mondo radicale e libertario.
Quindi un liberalismo molto diverso da quello storico e conservatore alla Malagodi.
Esattamente all'opposto, assimilato piuttosto alla dottrina evolutiva di Pannella, che può riassumersi nel trinomio: liberale, liberista e libertario.
Un liberalismo post- moderno?
Non so cosa possa essere la post-modernità per un Paese che non ha conosciuto bene neppure la modernità. Mi accontenterei già di questa: vale a dire il più grande rispetto per l'individuo e nessuna tentazione giacobina al suo interno. L'antigiacobinismo è una caratteristica del nostro liberalismo, di stampo più americano che francese. Non ci piacciono le nostalgie giacobine, la critica a priori alla Chiesa o alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), o alle scuole private cattoliche e tutte le altre polemiche strumentali.
Indichiamo, secondo il vostro modo di vedere, chi è dentro e chi è fuori. Berlusconi?
E' dentro per default, ad honorem, perché ha creato in Italia la condizione di tale trasformazione.
Fini?
Fini sta facendo progressi.
Casini?
Direi che rientra nella tradizione democristiana italiana, la vecchia cultura politica.
Nel Centrosinistra?
Fra i partiti non salverei nessuno (i radicali sono un caso a parte). Ci sono delle personalità liberali, da Franco Debenedetti che è stato appena cacciato, ad altre figure isolate. Ma la cultura del Centrosinistra e soprattutto la sua mentalità, è decisamente illiberale.
Veltroni?
E' un impasto di tutte le tradizioni paternaliste italiane, da quella democristiana alla comunista, con una venatura di modernità molto spinta.
Giuliano Amato?
E' un brillante socialdemocratico. Nella sua cultura comunque lo Stato ha un ruolo preminente rispetto all'individuo. Gli sarebbe impossibile considerarlo come nemico.
D'Alema?
Assolutamente sull'altro versante, in ogni tempo e in ogni luogo.
Prodi?
E' un democristianone, un boiardo di stato. E uno dei misteri italiani è come la sinistra possa trovare in lui un fattore di sintesi.
Forse una matrice comune.
Certo, la sinistra è fatta anch'essa di boiardi, di apparatnik...
E la Lega? Bossi?
Bossi, come Pannella, è innanzitutto un animale politico. Quanto l'uno è molto colto e generoso, tanto l'altro è dotato di un grande fiuto, ma senza mai uno sforzo convinto di trasformare la furbizia in intelligenza politica.
Eppure anche Bossi è contro lo Stato.
Sì, ma in modo protestatario. Sa aprire degli spazi che poi non si preoccupa di riempire.
Quindi il Senatùr non rientra nella vostra cornice.
Rientra in qualità di alleato, come anche Casini, che però rappresenta la conservazione.
Di fronte alle grandi scelte, come per esempio l'invasione del terzo mondo, il tuo Movimento come si pone?
Si schiera contro gli intolleranti. Si erge a difesa di Van Gogh, della Fallaci, di Benedetto XVI, di tutti i bersagli dell'oltranzismo fanatico e fondamentalista. Dobbiamo difenderci dalle minacce ai nostri valori, che noi chiamiamo occidentali ma che appartengono indistintamente all'intera umanità. Siamo contro il relativismo rispetto ai valori universali. E, al contrario, siamo per il relativismo che mette in discussione i valori assoluti, che è una posizione ben diversa. Ci schieriamo dalla parte di chi agisce duramente contro i nemici dell'Occidente, e quando è necessario persino dalla parte della CIA che rapisce il terrorista nella sua azione di intelligence. Sono emergenze che non debbono diventare una regola, ma neppure causare assurde lacerazioni nel nostro sistema dei servizi segreti.
E la proliferazione di terroristi nelle moschee che si costruiscono in Italia?
Io credo che l'UCOII costituisca un grave pericolo, e dunque sia necessario difendersene, isolandolo e contrastando la sua crescita. Impedire all' UCOII per esempio di costruire moschee che, nelle loro mani, non sono luoghi religiosi, di preghiera, bensì centri di indottrinamento. Nostro compito è quello di salvaguardare i musulmani laici e liberali, i quali vanno appoggiati e difesi.
Personalmente lei può essere considerato l'ideologo del Movimento?
No, assolutamente, cerco soltanto di dotarmi di buone letture finalizzate all'azione politica. Il mio ruolo è di animatore di una iniziativa politica. Con tutta la scomodità che questo ruolo comporta in un'Italia dei partiti che pretende soprattutto obbedienza e certezze. Compreso Berlusconi, che noi adoriamo, mettiamo su un piedistallo, in quanto in grado di buttare all'aria incrostazioni e compromessi alla base della mentalità conservatrice nel nostro Paese. Neppure lui, alla fine, ci prende minimamente sul serio. O forse ci prende troppo sul serio. Tanto che preferisce non aver a che fare direttamente con noi, e evita di darci una rappresentanza parlamentare adeguata, di permetterci una visibilità televisiva.
Cosa teme?
Ma nulla, è solo diffidente. In un'Italia in cui i partiti vivono di finanziamento pubblico, noi siamo costretti a languire. Mentre potremmo assicurare al suo schieramento un serbatoio di voti che non sono in competizione con quelli di FI, in quanto rastrellati in partitbus infidelium, cercati cioè nel consenso di quei liberali che magari non votano più perché non trovano in questo Centrodestra una risposta soddisfacente. Penso che per lui il prezzo di questa nostra azione possa valere la candela.
E come fate a sostenervi?
A fine novembre, se non intervengono fatti nuovi, saremo costretti a chiudere la nostra sede, che è l'unica ricchezza che possediamo oltre al sito internet. Ma non chiuderemo baracca, questo è certo.
Perché un movimento esterno e non interno a un partito, come appunto FI?
Perché FI non è un partito. Se lo fosse ne faremmo parte. Invece si tratta di un non partito, di un non luogo di non comunicazione politica. Sono stato a Gubbio, al seminario di FI che è stato una bellissima immersione di studio e riflessione organizzata magistralmente da Bondi, un autentico innamorato della politica oltre che di Berlusconi. Ma il giorno dopo era tutto finito, dissolto. Ognuno a casa propria. Manca una coesione di partito.
Proviamo a ipotizzare uno scenario possibile, cosa vi augurate per i prossimi anni?
Intanto che la situazione cambi. Si torni ad apprezzare la democrazia per se stessa e non per ciò che finge di essere. Prendiamo Napoli, a dire di tutti una città ormai fuori controllo. C'è l'emergenza rifiuti, ma alcuni paesi dell'interland non vogliono l'impianto termovalorizzatore. Io penso che gli amministratori locali del centrosinistra siano corrotti dalla camorra, oltre che spaventati; e credo che il cittadino si libererebbe volentieri sia dei rifiuti che della camorra stessa se gli fosse data la possibilità di esprimersi in un voto libero e non controllato. La stessa osservazione vale per il resto d'Italia. Bisogna tornare a sentire l'opinione dei cittadini, è l'unica risorsa che rimane per modificare lo stato delle cose. La politica non è più in grado di ascoltare. I partiti non fanno da filtro, anzi agiscono da blocco, da barriera e la politica vive una vita senza sangue e senza fazione.
E i media?
E i media sono un'espressione del potere, come è sempre stato in Italia. Io non credo a una democrazia perfetta, ma da noi l'imperfezione ha superato i limiti, sconfinando in una sorta di dittatura. Un regime in cui sono garantite le libertà personali, e ringraziamo il cielo per questo, ma dove il popolo, il demos, non conta più e non possiede nessuna crazia. Tutto il potere è nelle mani di pochi partiti che stanno ben attenti a non creare neppure uno spiraglio nella cittadella ben fortificata.
9 Comments:
Noi crediamo che Berlusconi oggi in Italia rappresenti l'unica garanzia del cambiamento e non, come sostengono i suoi avversari, un elemento di ulteriore chiusura delle oligarchie.
Avrei capito se avessi detto "l'unica speranza, seppure infinitesimale, di cambiamento"... ma addirittura "garanzia" di cambiamento? Dopo cinque anni di governo in cui, con quella maggioranza schiacciante, ha fatto quello che fatto? 5 anni in cui la spesa pubblica è cresciuta, il debito è cresciuto, abbiamo avuto crescita zero; Di liberale ha fatto solo Riforma Biagi ed Ente Tabacchi, e molte più cose illiberali: si è espresso chiaramente in difesa degli ordini professionali, ha fatto la legge 40 e la Fini sulla droga... per tacere di Alitalia.
Permettimi di girare il coltello nella piaga perché a volte fa bene: Berlusconi difende apertamente gli ordini professionali.
Berlusconi ha dichiarato in tempo di elezioni che il suo modello è Don Sturzo.
Berlusconi ha dichiarato su Panorama, a proposito della fecondazione assistita, di essere contro l'ingerenza della scienza sul corpo umano (sic!).
Ma non ti ribolle il sangue quando ci pensi?
Beh, don Sturzo era un liberale come nella DC non se lo sono mai sognati, forsanche in Italia. Per tutto il resto non è che B. sia un modello, è semplicemente meno peggio degli altri.
Spero davvero che quanto prospettato da MT non succeda, ovvero la chiusura della sede del RL. Sarebbe davvero, davvero un peccato.
P.s.: perchè il direttivo dei R.L. non organizza una raccolta di firme come quella del 4/11 (una firma-tre palle-un euro) anche a Milano?
Fino a quando il centrodestra continuerà a fare affidamento su Berlusconi non combinerà mai di buono, ma forse sarebbe lo stesso anche senza il Nano.....
I radicali di destra sono quattro gatti ma che rovinano e corrompono i valori della destra vera
fuori dalle scatole!
Andate con Capezzone che sembra che abbia una scopa perennemente infilata nel culo!
anch'io ho molti dubbi su berlusconi...ma non sono l'unico ad avere le idee poco chiare...qui parlando di liberalismo si accetta Fini ("...sta facendo progressi") e si getta Casini (..."rientra in qualità di alleato")...mah...Chiediamoci una cosa: Chi afferma che Mussolini è stato il più grande statista italiano (Fini,2002) può davvero essere ricompreso in un'area liberale?!?!?!
e non parliamo del suo partito..."che è da gettare nel cesso della storia rapidamente e senza rimpianti" insieme ai suoi colleghi comunisti. tutti uguali, non è una coalizione di governo che li rende liberali e democratici, a meno che non sia liberale e democratico affermare come fa Storace che "Fini ci ha chiesto di abbandonare la casa del Padre, non di bombardarla"(oggi sul Corriere) oppure ritenere che Letizia Moratti debba sentirsi obbligata a rendere omaggio ai camertati del Campo 10 di Milano come fa La Russa. (Albertini per anni c'è andato senza fascia da sindaco, per dimostrare che non impegnava le autorità e lo faceva solo da privato...quindi da privato la Moratti dovrebbe sentirsi obbligata a farlo...molto liberal sig.La Russa!)
mah...l'ho già detto, voler creare un'area liberale in Italia...è perdere tempo e basta: (post-vetero-neo)comunisti, bigotti, (post?-vetero-neo)fascisti, massoni, razzisti, boiardi, monopolisti, castristi, cheguevaristi, peronisti, islamisti...sempre scettico.
luca
Ho appena visto la trasmissione su la7 e non posso far altro che rinnovare la mia ammirazione nei suoi confronti.
Volevo però sottolineare che il messaggio riformatore e libertario è molto difficile da far passare nell'opinione pubblica. Per me i partiti storici libertari sono stati, con i diversi accenti e intonazione, il Partito Radicale, il Partito Repubblicano e il partito Liberale, ma nessuno di questi ha mai raggiunto una quota elettiva ragguardevole.
Oggi un discorso riformista liberale come il vostro è sparpagliato e presente in partiti da Alleanza Nazionale fino alla Margherita.
Uso il termine sparpagliato perchè si tratta anche di singoli personaggi sparpagliati.
Io ho militato per anni nel partito Repubblicano come giovane attivista; oggi condivido qualcosina con alcuni personaggi di AN un po' illuminati(ma sono pochi).
Mi sono posto però la domanda di come un partito con il vostro messaggio possa allargarsi in una situazione di stagnazione politica come questa.
La risposta che mi sono dato è piuttosto provocatoria e tecnologica.
Questa proposta si basa sul principio assodato che i cittadini, soprattutto quelli che militano nelle basi dei partiti, siano esclusi da qualsiasi possibilità di crescita politica.
In altre parole le oligarchie stratificate sono un tappo alla crescita e allo sviluppo di nuove classi dirigenti al passo con i tempi.
La mia proposta è quella di stravolgere l'attività del rappresentante eletto a una delle possibili cariche istituzionali (dal parlamentare fino al consigliere comunale).
Oggi chi è eletto decide secondo coscenza e secondo direttive di partito.
Il principio che vorrei proporre è quello di far si che il rappresentante politico decida e "funzioni" in base a quanto avranno deciso i suoi elettori di riferimento con un ferreo strumento di comunicazione.
Questo ferreo strumento è un sito web dove gli iscritti manderanno le loro indicazioni di voto.
Il rapprsentante eletto nelle istituzioni non avrà mai possibilità di scelta.
Sto realizzando questo sito perchè sono un analista programmatore e nei tempi morti del mio lavoro sviluppo l'idea. Io le ho detto i principi base su cui si fonda 'idea e le ho accennato la soluzione. In realtà il procedimento contiene tutta serie di norme, regole che diano un indirizzo programmatico chiaro e delle funzionalità che non consentano a chi non è politicamente d'area di iscriversi e di sabotare l'iniziativa. Ci vorrà un po di tempo per completare l'idea.
Perchè reputo questa idea vincente?
Si immagini, caro Marco, cosa succederebbe oggi in Parlamento se fossero presenti anche solo 5 o 6 di questi rappresentanti.
Ad ogni interrogazione o intervento sarebbero tenuti a recitare una frasetta semplice del tipo:
I miei elettori hanno sancito che voteremo ... a favore o contrario.
E' chiaro che se ciò avvenisse e i mezzi di comunicazione prendessero tali rappresentanti come una sorta di Vox Populi, diventerebbe difficile per la maggioranza (qualunque essa sia) non confrontarsi a livello di decisioni con quelle riportate direttamente da gruppi di cittadini in parlamento.
Penso che il messaggio diventerebe molto forte e potrebbe creare quello scompiglio tale necessario per riportare il Paese sui binari di un sano realismo e pragmatismo politico.
Ho fatto una sintesi di quella che sarebbe la mia idea, per cui alcuni aspetti potranno sembrare lacunosi. Gradirei anche una eventuale critica e giudizio da lei e dagli altri esponeti del Partito dei Riformatori Liberali.
Marco il centrodestra va destrutturato al suo interno e ricomposto tra soggetti che abbiano vedute omogenee...ti stupirò, ma io credo che il ruolo tuo e dei Riformatori Liberali avrebbe maggiore rilevanza, se vi decideste a "traslocare" in An...provando di nuovo a dare vita al progetto dell'Elefantino..che è ciò su cui sta lavorando Fini....la Destra del domani, nella sua componente laica e liberale, ha alcuni esponenti che oggi sono sparpagliati in vari partiti: tra te, Fini, la Prestigiacomo e Antonio Martino, io vedo moltissimi elementi di affinità...il fatto che siate distribuiti su tre soggetti politici, mi sembra un assurdo...in ultimo: i libertari, come sai meglio di me, in America sono all'interno del partito conservatore...sono a destra "dentro" la destra....venite in An...e contribuite a cambiarla e a farla diventare ancora più liberale...
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