19.4.06

Magistratolatria

(Questo articolo è stato pubblicato oggi su Libero).
Esiste ancora la libertà di espressione in Italia? Esiste il diritto di critica? Oppure ogni giudizio non conforme a quello dell’autorità costituita è di per sé una diffamazione e causa di condanna penale? Domande peregrine se in gioco è la politica: basta scorrere un qualsiasi commento di un quotidiano di sinistra su Berlusconi o altri esponenti del centrodestra per tranquillizzarci. Si può dire tutto, ogni insulto, ironia, dissacrazione è lecita (a parti inverse il discorso cambia, è vero, ma non si può avere tutto dalla vita, e poi a destra non sappiamo né leggere né scrivere). Se in gioco c’è la sacralità del Giudice, tutto però cambia. Il Giudice, o il Pm, sono i nuovi cittadini al di sopra di ogni sospetto. A differenza di Cesare Polacco, quello della Brillantina Linetti, Il Giudice Non Sbaglia Mai. E il PM, come il Duce, Ha Sempre Ragione.
Dire di un provvedimento di un Gip che è “inumano” e “odioso” non è un giudizio critico che in una società liberale ha piena legittimità, ma è diffamazione, ragione di processo penale e motivo di condanna al risarcimento del “danno morale” per la modesta somma di euro 50.000 (cinquantamila). E’ successo nei giorni scorsi, a Roma. Una piccola integrazione del modesto stipendio da magistrato non la si nega mai, nelle nostre aule. E se uno pensasse che la sentenza che ha colpito due avvocati romani è, mettiamo, “cervellotica” e “liberticida”, lo potrebbe dire o no? Noi non lo diciamo, ma lo chiediamo al futuro governo, visto che il precedente, a quanto pare, non è riuscito a intaccare nemmeno in parte la boria statolatrica della corporazione dei magistrati (ma si può dire? nell’incertezza non lo diciamo).
C’è un riflesso fascista nei giudici italiani quando giudicano di altri giudici, che non passa mai. Il Giudice va tutelato in quanto tale, perché altrimenti l’autorità dello Stato recede, e l’organicità della funzione statuale rischia di essere corrosa dall’esercizio arbitrario della libertà individuale. E c’è un riflesso comunista nei giudici italiani quando giudicano dei Pm, che non passa mai. Il Pm va tutelato in quanto tale, che sennò la Società Civile (surrogato postmoderno del Partito) verrebbe meno alla missione di rimuovere i detriti della Storia, i nemici del popolo. In una società bene ordinata non esistono innocenti né errori giudiziari perché non esistono individui, ma solo parti, o cellule, di un corpo collettivo. Alle volte il corpo si ammala, e per guarirlo il chirurgo sociale dovrà pur imporre al paziente qualche sacrificio. Criticare una sentenza è criticare una funzione, non un fatto. Ben vi sta, avvocati Giandomenico Caiazza e Antonio Fasolino, che non avete capito che in Italia vi sono due stati e due società, e in quale Stato (postfascista) e in quale Società (poscomunista) entriamo, quando si aprono le porte dell’azione penale. Ah, per la cronaca: il provvedimento in discussione riguardava il permesso negato a un detenuto di vegliare il feretro del padre, morto d’infarto, e di prendere parte ai funerali senza la scorta. Il detenuto era in custodia cautelare, agli arresti domiciliari, in attesa di giudizio per tentata estorsione. Succedeva a Torre Annunziata, qualche mese fa.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Triste. Ho segnalato da me.

3:53 PM  
Anonymous Anonimo said...

"La loro massima è “boni judicis est ampliare jurisdictionem,” e il loro potere è tanto più pericoloso quando la loro carica è vitalizia, e non sono responsabili, come altri funzionari, di fronte ad un controllo elettivo."
Lo scriveva Thomas Jefferson, due secoli fa circa, ma la situazione non è mutata di un capello, se possibile è pure peggiorata. Con una corporazione che si arroga il diritto di essere "potere dello stato" siamo tutti in libertà provvisoria permanente...

8:43 PM  
Anonymous Anonimo said...

In libertà provvisoria ci si sente solo chi è ladro o ha qualcosa da nascondere. Io sono un semplice cittadino, lavoratore e pago le tasse in modo regolare e ineccepibile.Non ho nulla da temere dai magistrati. Voi sì? Ci sarà un motivo. Chi teme la legge ha qualcosa da nascondere.Soprattutto chi le leggi, olteretutto, se lè fatte da solo e a suo prò, tipo Berlusconi, tipo i politici in generale. In passato si è tentato e si tenta di far riflettere su i magistrati. Mentre sarebbe meglio riflettere sui politici. Non esiste altra nazione guidata da polittici che, in ambo e due i poli, ha militanti già condannati di 1°, 2° e 3° grado.E' una vergogna!!! Fuori dalle palle i politici criminali. E se non fanno pulizia i magistrati, qualcuno allora dovrà farsi giustizia da solo?

4:42 PM  

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