Una Pecorella liberale, finalmente! Speriamo che svegli gli avvocati..
La nuova legge Pecorella che abolisce l’appello dopo l’assoluzione in primo grado è uno straordinario passo in avanti sulla via della civiltà giuridica. Camera e Senato hanno varato finalmente una legge che corrisponde in modo concreto al processo accusatorio, dopo un’infinità di norme o sentenze costituzionali tendenti al suo svuotamento. Ancora una volta il centrosinistra, votando compattamente contro, ha dimostrato quanto sia forte al suo interno l’intreccio fra cultura autoritaria e interessi della magistratura organizzata. Ancora peggio del voto sono state le motivazioni che l’opposizione ha addotto: da quella più scontata, ma mai come in questo caso peregrina, della “legge ad personam”, alla denuncia di un indebolimento dei diritti delle parti lese – come se compito dei tribunali non fosse quello di accertare la verità processuale oltre ogni ragionevole dubbio – fino al timore che in questo modo i giudici siano più esposti alle tentazioni della corruzione.
Ogni volta che dalle parole si passa ai fatti (vedi il voto di Ds e Margherita sull’amnistia) il centrosinistra dimostra di preferire a un sistema giuridico moderno, quello prevalente nelle democrazie liberali di tutto il mondo, un modello di società punizionista e profondamente illiberale.
Che senso ha, dopo questo duro scontro fra una maggioranza liberale e un’opposizione ultraconservatrice, lo sciopero di tre giorni indetto dagli avvocati penalisti contro la legge Cirielli? La Cirielli si propone da un lato di garantire la certezza dei tempi del processo e della prescrizione, dall’altro riduce (ma non cancella) la possibilità di ricorso a pene alternative per chi compie abitualmente determinati reati. Si può dissentire da questo giro di vite, ma non c’è dubbio che esso rientra nell’ambito delle legittime scelte di politica giudiziaria di un governo. Non è forse il caso che lo sciopero dei penalisti venga revocato?
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