Tutto quello che D'Alema e Fassino avrebbero voluto sapere sulle cooperative e non hanno mai osato chiedere
I massimi dirigenti dei Ds ancora sabato scorso, nel forum dell’Unità con Massimo D’Alema, e domenica con l’intervista di Repubblica a Fassino, si chiamavano fuori da ogni responsabilità nella vicenda Unipol-Bnl. Visti i sondaggi in picchiata il clima fra i Ds è improvvisamente cambiato, e, contrordine compagni!, comincia qualche ammissione sull’errore compiuto. Ma quale genere di errore? Morale? Quando mai, solo a destra esiste la questione morale no?, come sentenziano i soliti tartufi del moralismo di sinistra che gridano allo scandalo solo in nome della tradita diversità della sinistra (quella sinistra diversità intrisa di razzismo e autoritarismo). Di fiducia mal riposta? Ecco! Sì, è vero, ci siamo fidati delle persone sbagliate, il fedele consorte che ha tradito l’etica cooperativa... E’ su questa linea che l’ “autocritica” dei DS si è attestata (l’autocritica! Possibile che debbano ricorrere alla lingua di legno dello stalinismo anche quando la favola di loro si narra...). E la politica? Ma che c’entra la politica? E’ solo una questione di tifo, ripete come un ultrà sorpreso col petardo in mano, il segretario Fassino: “E se tutto questo pandemonio deriva dal fatto che ho tifato, allora per tagliarla corta dico: bene, ammetto la mia responsabilità. Ho tifato. E se questo è stato fonte di equivoco, me ne rammarico. Ma adesso, per favore, la piantiamo lì?”.
No, ci dispiace. La questione non è né morale né affettiva. E’ politica. E se vogliamo evitare che la politica italiana finisca ogni tot anni direttamente nella discarica giudiziaria, è bene che lo si cominci a capire.
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