29.3.07

La Cdl e la lezione di Sarkozy


per l'Opinione del 30 marzo

Premessa. Concordo con chi ritiene che Pierferdinando Casini col suo voto a sostegno della missione in Afghanistan abbia consentito al centrosinistra di nascondere le sue laceranti divisioni interne. Assicurando a priori il suo appoggio al Governo Casini ha soffocato sul nascere ogni possibile sospiro di dissenso della parte riformista della maggioranza, e ha regalato a Prodi alcuni mesi di navigazione più o meno tranquilla. Perché l’ha fatto mi pare chiaro, e d’altra parte non lo nasconde: punta a un accordo sulla legge elettorale per sfaldare il bipolarismo “primitivo” e “conflittuale”, consentendo i partiti di centro a scegliere dopo le elezioni, se necessario, quale maggioranza formare. Un salto all’indietro di quindici anni, con la differenza che la Prima Repubblica non permetteva, per la presenza auto-escludente del Pci, alternanze di governo, ma solo nel governo. Il nuovo centro post-democristiano avrà così molta più libertà di movimento della vecchia Dc se le ambizioni di Casini si realizzeranno, ma gli elettori perderanno definitivamente la sovranità politica, già abbondantemente limata dalla quota proporzionale del “mattarellum” e dall’attuale “porcellum”. Ai liberali questo progetto non può piacere.
Ciò detto, resta da chiedersi come mai il centrodestra sia riuscito nell’impresa di trasformare un evento normale nella vita dell’opposizione parlamentare, il ritrovarsi in minoranza, in una sconfitta politica così grave da offrire il destro alla grande stampa di cantare l’elogio funebre della Casa delle libertà. In altre parole, dato per scontato che gli avversari di Berlusconi altro non aspettavano che un passo falso qualsiasi per riprendere il fuoco ad alzo zero contro la sua leadership, e lavorare a una successione più conforme ai loro interessi, perché mai il leader dell’opposizione non ha valutato le conseguenze del voto, costringendo persino il Giornale a titolare il suo editoriale “Centrodestra da reinventare”?
Hanno sbagliato Berlusconi, Fini e Bossi ad astenersi al Senato (cioè, in pratica, a votare contro)? Assolutamente no. Sono settimane che scrivo che la missione italiana ha cambiato natura negli ultimi mesi e che, come tutta la politica estera del governo Prodi-D’Alema, serve solo di copertura per una strategia che indebolisce drammaticamente l’alleanza euroatlantica guidata dagli Usa. L’errore sta nella sequenza di voti contraddittori, nell’incertezza strategica e nella mancanza di comunicazione.
Il capogruppo di FI al Senato, Renato Schifani ha motivato così l’astensione a pochi giorni dal voto favorevole alla Camera: “Vorrei esordire con una risposta a una domanda che più volte, sia il Governo che i Capigruppo della maggioranza, hanno posto a noi dell'opposizione (quantomeno a Forza Italia, AN e Lega). La domanda concerne il motivo di questo cambiamento di posizione nel giro di soli dieci giorni o due settimane. Il motivo lo abbiamo spiegato più volte: in questi dieci giorni o due settimane si sono verificati eventi che hanno mutato il quadro politico-militare della nostra missione in Afghanistan”.
Convincente? Ahimé no. In realtà non è successo nulla di nuovo in queste due settimane. Già nel settembre del 2006 al summit di Mons, nel quartier generale belga della Nato, l’Italia aveva detto no alla richiesta della Nato di inviare altre truppe in Afghanistan, vista l’offensiva talebana già in corso e quella prevista per la primavera di quest’anno, e di modificare le regole d’ingaggio di quelle presenti. Neppure a Riga, nel successivo vertice di novembre, nonostante l’aggravarsi del conflitto, la risposta di Prodi era cambiata. E, al momento della discussione alla Camera, già era pervenuta al nostro governo la “lettera aperta agli italiani” sottoscritta dagli ambasciatori di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada, Olanda e Romania, in cui si ricordavano le ragioni che avevano portato i nostri militari in Afghanistan e si chiedeva di rafforzarne la presenza. Un fatto straordinario, come notò Antonio Martino proprio nella dichiarazione di voto finale: “In sessant'anni non era mai accaduto che gli ambasciatori di sei paesi dovessero scrivere una lettera per richiamare il Governo italiano ai suoi obblighi internazionali”. E infine già era in corso il sequestro Mastrogiacomo e Gino Strada era stato messo in pista.
Insomma, per essere convincente il centrodestra avrebbe dovuto motivare il comportamento precedente e spiegare all’opinione pubblica le (buone) ragioni del voto contrario al Senato. Costruire il consenso nel paese è l’unico antidoto alla malevolenza della stampa. Ma nessuno ci ha pensato.
Forse i leader del centrodestra farebbero bene a fare una capatina, sabato prossimo, al Capranichetta di Roma, in Piazza Montecitorio, dove per l’intera giornata i Riformatori Liberali terranno un incontro pubblico su Nicolas Sarkozy. Potrebbero trarre vantaggio dall’analisi del modo di comunicare del candidato liberale all’Eliseo. Un capitolo del suo recente libro ‘Testimonianza’ è intitolato ‘L’esigenza di convincere’: “Penso che sia nostro dovere spiegare ciò che facciamo. Contrariamente a ciò che è comodo e confortante dire all’interno di un ufficio parigino, i francesi sono coscienti della necessità delle riforme e pronti a impegnarsi per il bene comune. Ma per impegnarli davvero bisogna presentare delle argomentazioni serie, bisogna convincerli”.
Ecco ciò che manca alla Casa delle Libertà e a Forza Italia in particolare: la voglia di spiegare, di convincere, di coinvolgere. Se questa voglia, che è essenziale alla politica, specie a quella liberale, ci fosse, forse diminuirebbe il rischio di commettere errori tattici che possono trasformarsi alla fine in rovesci strategici.

7 Comments:

Blogger Unknown said...

Completamente d'accordo con lei, ma io, in senato, avrei votato a favore.

Giuseppe Colonna
www.giuseppecolonna.com

4:40 PM  
Anonymous Anonimo said...

Condivido al 100%.
Aggiungo che se si fosse deciso di votare contro alla Camera, sarebbe risultato chiaro, vista la maggioranza solida della sx in quel ramo del Parlamento, che era un voto di protesta ma che non metteva a rischio la missione. E avrebbe potuto aprire il presupposto per una successiva astensione al Senato, se questa era la linea.
E' più difficile giustificare la natura non strumentale e dettata da (superficiali) calcoli di politica interna di questa giravolta al Senato, per di più con una decisione "last minute". E' vero che poi la truppa si beve tutte le giustificazioni possibili senza fiatare, e avanti così, ma non è detto che duri, e comunque non è con quella sola truppa che si vince.
Sarkozy in un paese che quanto a conformismo è pure peggio del nostro, sta dimostrando che si può fare una politica che abbia fiducia nelle capacità di giudizio delle persone, accettando la scommessa di spostare la fotografia del "popolo" un gradino più in alto di anni fa. Qui si preferisce allevare tifosi, della peggior specie peraltro, quelli a cui basta urlare "contro" e fare gruppo. O meglio, gregge.
Non mi sembra lungimirante, ed apre il fianco, anche qualora si riottenesse il Governo prima della naturale fine della legislatura, ad un rinnovato balletto interno delle componenti.
L'opposizione non piace a nessuno, ma si dovrebbe sfruttare per creare una cultura, invece di inseguire calcoli di bottega, per di più dilettantistici, e ottenere brutte figure.

4:53 PM  
Anonymous Anonimo said...

qualche appunto, cominciando dall'alto:

1) America è diverso da USA. Dell'America fano parte anche il Venezuela e Cuba (e quando si cita Cuba , fa sempre bene citare anche Haiti)

2) accostare Individuo a un concetto nazionale ed ad uno socioeconomico è piuttosto illogico.


3) non so quale voci siano giunte all'autore di questo blogger ma tutte le persone di Destra che conosco pensano che Berlusconi sia :
a) finito come politico (ci si ricordi che in Italia esistono da sempre la maggioranze silenziose)

b) abbia sonoramente sbagliato (e tradito) a votare NO alla missione.



4) ""come tutta la politica estera del governo Prodi-D’Alema, serve solo di copertura per una strategia che indebolisce drammaticamente l’alleanza euroatlantica guidata dagli Usa""
questa frase è da collezione per il famoso complotto islamocattocomunista


5) ogni volta che leggo una persona di formazione radicale aumenta di molto la mia autostima. quando leggo qualcuno, se non erro, che da "liberale" sta insieme ai leghisti e all'UDC sostenendo un uomo (il Berlusca) simbolo dell'imprenditoria straccione e dell'assistenzialismo intrallazzone con la politica.... mi sento un incrocio tra eroe omerico e filosofo illumista

saluti

1:48 AM  
Anonymous Anonimo said...

filomeno,

che sei pieno di te (senza motivo di esserlo) si era capito dalla banalità del punto 1.

8:05 AM  
Anonymous Anonimo said...

La sia la cosa veramente illogica?
Berlusconi è sempre stato tacciato di avere l'informazione sotto controllo, ciononostante non riesce a creare un nucleo compatto di riferimento culturale.
Dopo le politiche del 2006, la Annunziata su La Stampa diceva che al centrodestra manca un approccio alla Gramsci.

Che avesse ragione?

D'altro canto è anche vero che se FI piange, AN e Lega non ridono; l'una culturalmente non riesce ad avanzare, l'altra perde pezzi come Pagliarini...

8:22 AM  
Anonymous Anonimo said...

Caro Filomeno, poco-meno anzi nullo e molto filo-sovietico? cubano?, purtroppo, come te, ce ne sono tanti che con l'unico neurone che hanno a disposizione, ripetono, come tante cocorite, la lezioncina di ripubblica o del corriere dei piccoli o peggio del manifesto dell'ottusità. Io invece sono orgoglioso di condividere, con la maggioranza degli italiani, l'antipatia verso questo s-governo illegale e abusivo, anche verso tutta quell'area "sinistra" vero sinonimo di disgrazia. Auspico, per il bene dell'ITALIA, che questi bugiardi, ipocriti e ladroni guidati dal prestanome di demit-a il "finto professore" vero regalatore di aziende pubbliche, se ne vadano a casa al più presto.
La tua autostima è legittima infatti aveva ragione chi ti ha definito c.glione, non ti sei risentito e da bravo "sinistro" dimostri apertamente di esserlo.

9:08 AM  
Blogger Azimut72 said...

Sono fuori argomento ma non ho resistito al punto 1) di Filomeno.

Ho vissuto quasi due anni in Sud America e continuo a frequentarla per questioni di lavoro.

Argentina, Brasile, Uruguay, Cile, Paraguay, Bolivia.....

Spesso sono stato corretto quando chiamavo America gli Stati Uniti.

All'inizio mi sono scusato adesso ho iniziato una lotta sotteranea, al fine di non urtare la sensibilità dei miei colleghi.

Distinguo due americhe.

L'America (ovvero gli Stati Uniti e il Canada) e l'america (tutto il resto).

Tre semplici osservazioni.

- non è vero che gli indios sono indifesi. Specie gli indios andini della Bolivia sono molto violenti, per questione culturali profonde. La loro religione non propriamente un "confettino di gentilezza". Ancora oggi, in certi paesini sperduti delle Ande si celebrano eventi molto violenti con morti e feriti. Il buon selvaggio?

- non è vero che i "bianchi" di sinistra siano esenti dal razzismo. Buenos Aires è l'esempio lampante. E' difficile trovare un solo bianco che non ce l'abbia con gli "yankees" e sia per un mondo migliore. Ma andate a verificare come trattano gli indios del nord, e i meticci....
(molti bianchi anti-yankees alla prima occasione frequentano le università Americane).

- non è vero che i Sud Americani siano dei santarellini sul fronte ambientale. Provate a farvi un giretto nella Pampa oppure nelle fertili pianure dell'entroterra brasiliano. L'uso dei tanti vituperati OGM e gli ormoni agli allevamenti sono all'ordine del giorno. E vorrebbero vendere liberamente la loro merce nelle COOP italiane...senza tanti ripensamenti sinistroidi.

Viaggiare mi ha insegnato una cosa.

Non esistono santarellini in giro e sono molto devianti le idee che possiamo farci di un Paese in base alle informazioni che riceviamo a casa nostra.

E per me, l'America rimarrà America perchè almeno ha consentito (e consente) di far vivere decentemente la sua gente, nonostante tutti i difetti che ha.

11:44 AM  

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