8.6.06

Apprendista Stregone


In un’intervista all’Espresso Piero Fassino affida al voto referendario la funzione impropria di “chiudere il ciclo del berlusconismo”. E’ la versione politically correct della “spallata”. Le accuse che Fassino muove al “berlusconismo” sono per noi un elenco di meriti, se al fondo c’è quello che definisce come il tentativo “di modificare la costituzione materiale della società italiana” e di “cambiare gli assetti politici e sociali del paese”. Una Costituzione è viva quando vive in sintonia con i cambiamenti del paese e riesce sia a spezzare gli equilibri conservatori che nel tempo si manifestano, sia a garantire competitività ed efficienza alle istituzioni pubbliche. E’ solo grazie a Berlusconi che in Italia si è affermato il bipolarismo, o no?

Punti di vista. Ma quando entra nel merito del quesito referendario Fassino compie una clamorosa falsificazione, non ingenua, accusando la riforma del centrodestra di introdurre “20 sistemi sanitari diversi, uno per regione, e 20 politiche energetiche”. La verità è l’esatto opposto. La devolution del centrodestra ripara i guasti dell’impresentabile modifica costituzionale introdotta, con quattro voti di maggioranza, dal centrosinistra nel 2001. Basta solo un po’ di onestà e competenza per ammetterlo. Se si perde troppo tempo a consultare la lista dei firmatari dell’appello per un “no riformatore” promosso da Augusto Barbera, si legga quel che ha scritto in modo felpato ma chiaro il 27 maggio scorso su Europa Guido Bodrato, un rigido fautore del “no conservatore” alla Oscar Luigi Scalfaro:“In realtà il “no” alla devolution è il punto debole del referendum, poiché facendo cadere il vulnus leghista all’unità nazionale, si tiene in piedi una precedente riforma del titolo V, forse peggiore”. Il centrodestra ha infatti restituito allo Stato proprio quei settori cruciali come l’energia o le reti strategiche di trasporto che il centrosinistra aveva ad esso sottratto, e per il resto, scuola, sanità, polizia locale, o non ha cambiato nulla o ha corretto a favore dello Stato.

Fassino finge di ignorare tutto questo allo scopo di indurre le regioni meridionali a votare ‘no’ contro Bossi e Berlusconi. Ma trattando i meridionali da babbei, Fassino si comporta da apprendista stregone: con il rischio di creare una frattura insanabile fra Nord e Sud e di alimentare tensioni incontrollabili.