Unipol come Telekom Serbia? Puro autolesionismo prodiano
Prodi fa malissimo a richiamare la vicenda Telekom Serbia come precedente del caso Unipol-Ds. La verità è che la magistratura, pur non arrivando a stabilire responsabilità penali, ha svelato fino in fondo gli aspetti politicamente mostruosi di quell’acquisto.
Il 9 maggio del 2005 i PM torinesi Maddalena, Tinti e Furlan hanno infatti testualmente scritto nella loro ordinanza di archiviazione che “è stato accertato che l'intero prezzo pagato per Telekom Serbia giunse nella disponibilità del Governo Serbo ... E' evidente che la disponibilità di cospicue risorse economiche da parte di quest'ultimo e l'utilizzazione di esse per scopi sociali e di sostegno all'economia si risolveva in un rafforzamento della sua posizione e in una probabile vittoria nelle elezioni che si sarebbero tenute di lì a poco, cosa che infatti poi avvenne..."
Il governo Prodi, con Fassino sottosegretario agli Esteri con delega ai Balcani, acquistò attraverso l’italiana Telecom, ancora controllata dallo Stato, il 29 per cento dell’azienda Serba, versando in contanti oltre mille miliardi dell’epoca direttamente alla banda criminale di Milosevic. Tutto ciò contro il parere dell’amministrazione Clinton, della stessa Telecom e dell’opposizione democratica serba, e proprio nel momento in cui regime di Milosevic, dopo le guerre jugoslave contrassegnate da distruzioni massacri e stupri, avviava i piani per la pulizia etnica nel Kossovo. I 700 milioni di marchi forniti dal Governo italiano consentirono a un dittatore economicamente alle corde di rafforzare l’esercito e di pagare le pensioni arretrate, mettendo il bavaglio all’opposizione interna.
L’operazione Telekom-Serbia voluta dal governo Prodi fu dunque un gravissimo episodio di malaffare politico e citarla a garanzia della limpidezza dell’operazione Unipol è, da parte del leader dell’Unione, oltre che segno di confusione, un atto di puro autolesionismo”.
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