Stelle su Teheran. Ma non illudiamoci, Amadinejad non è Hitler.
Ahmadinejad è equanime: dopo aver distribuito stelle di demerito agli studenti che avevano manifestato il loro dissenso nei suoi confronti all’Università di Teheran, ha deciso di estendere il privilegio anche ai professori. Una stella, e sei ammonito; se precario, non avrai il posto. Due stelle e ti tagliano i fondi per la ricerca. Tre stelle e sei licenziato. Alla terza stella invece gli studenti vengono espulsi dall’Università. Il problema peggiore, per gli studenti come per i professori, è che non si sa che fine fanno dopo.
E’ la “rivoluzione culturale” del premier iraniano, scrive oggi sulla Stampa Farian Sabahi, una nota giornalista e storica iraniana. Ma - va ricordato a Luciano Violante e ai diessini, affinché nella loro “bulimia del ripensamento” non si facciano mancare nulla - la situazione non era diversa quando il presidente della camera firmava una condiscendente prefazione al libro del “riformatore” Khatami. La stessa Sabahi spiegava tre anni fa al Manifesto che “in questi anni Khatami ha deluso un po' tutti: nel luglio del 1999 non ha difeso gli studenti, non ha detto una parola per liberare gli intellettuali e i giornalisti finiti in carcere, colpevoli soltanto di avere espresso la loro opinione”. Fra gli altri Mohsen Kadivar, colpevole di aver detto «il governo del clero non è compatibile con la democrazia perché se la gente vota a favore di una determinata misura, non è detto che poi questa misura venga messa in pratica perché a decidere sarà sempre il Rahbar, il leader supremo, vale a dire l'ayatollah Ali Khamenei». Osservava Farian Sabahi che Kadivar, amico e politicamente vicino a Khatami, era stato “invogliato a esprimersi in questi termini per le promesse di riforma del presidente Khatami” e aveva scontato, per essersi espresso in questo modo, nove mesi di carcere.
Ecco il punto. L’Occidente, o almeno una sua parte consistente, fece allora l’errore ottimistico di distinguere fra Kathami e la teocrazia, come se un regime politico che fonda la sua legittimazione sull’interpretazione di un testo sacro fosse compatibile con qualcosa di simile alla democrazia liberale. Oggi non vorremmo che venisse fatto l’errore opposto: che si identificasse in Ahamadinejad il problema dell’Iran e della sua evoluzione militarista e nuclearista. Ahmadinejad si comporta come Hitler, è pericoloso come Hitler, ma non ha gli stessi poteri di Hitler. Liquidarlo, se mai ci si provasse (ma ci si prova?), non sarà sufficiente. Il problema è e resta la teocrazia, il governo degli ayatollah, la shari’a, la strumentalizzazione politica della religione islamica, il virus quaedista che contamina, si estende e si rafforza.
Distinguere fra Ahmadijad e la teocrazia è una nuova versione dell’ottimismo occidentale, opposta a quella precedente, ma altrettanto consolatoria e vile.
3 Comments:
esatto....il punto è proprio questo: l'Iran come tutte le repubbliche fondamentaliste islamiche, non potrà mai essere una democrazia finchè contiua a fondare lo stato su un libro sacro dndo vita a una vera e propria democrazia....quindi è proprio questa concezione dello stato da combattere, non ci possiamo limitare all'Ahmadinejad per la sua evoluzione militarista (questo nn significa k la faccenda delle stelle nn sia indecorosa)....l'unica speranza secondo me risiede nello stimolare l'opinione pubblica iraniana, soprattutto "i ragazzi di teheran", come dice Antonio Sacchetti nel suo libro, che compongono il 70%della popolazione e avversano il regime...il terreno è fertile e io confido in loro!
ok, il problema è proprio quello, ma viene da pensare che effettivamente khatami almeno aveva proposto qualche riforma intelligente che avrebbe aperto qualche spazio di libera espressione sul quale costruire un percorso verso la democrazia compiuta: una specie di perestroika smontata però dai "falchi". Nessuno vede khatami come un liberatore, ma nemmeno Gorbachev lo era...
Due appunti:
1) non bisogna distinguere tra Ahmadinejad e la teocrazia, ma fra la teocrazia iraniana e il "virus qaedista" sì: son due cose ben diverse che non a caso si SCANNANO in Iraq tra di loro.
2)chiedo al signor Anonimo di cui sopra: quali sarebbero "tutte le repubbliche fondamentaliste islamiche"? Ne hanno fondate altre 5 o 6 stanotte? Se non è così c'è solo l'Iran E il "virus qaedista"...a me sembra un punto importante: non dobbiamo riconquistare le nazioni arabe o musulmane, dobbiamo difenderle dai terroristi! Oggi il 90% del lavoro è questo, il 10% è l'Iran che DEVE cambiare...a questo punto interroghiamoci sul COME?
LUCA
Interesting to know.
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