Casini si è ammalato di sarcosite.
Casini lascia Bayrou per Sarkozy. Crederci? Sicuro, se dirà no alla proporzionale e sì al partito della libertà.
“Lo straordinario successo ottenuto da Bayrou alle elezioni presidenziali francesi è il segno che ormai le categorie destra-sinistra non rappresentano più gli umori degli elettori”. Parola di Pierferdinando Casini, intervistato da La 7 subito dopo il primo turno. Nel frattempo qualcosa dev’essere successo se il leader dell’Udc dice al Corriere della Sera di oggi che “se c'è una lezione da trarre dal voto francese, è che per vincere bisogna avere il coraggio di cambiare. Cambiare profondamente”. Intanto ha cominciato a cambiare idea lui stesso. Che non si riconosce più nel centrista francese ma in chi ha dato voce alla destra francese rivendicandone esplicitamente tradizione e denominazione, innovandola in una chiave liberale e atlantica.
Certo, perdersi nei meandri della terminologia è quanto di più inutile e fuorviante si possa fare. La storia politica italiana degli ultimi quindici anni è la riprova di quanto l’uso novecentesco dell’antitesi destra-sinistra non corrisponda più alla realtà. Perfino il più giacobino degli intellettuali antiberlusconiani, Paul Ginsborg, mentore dei girotondi, ha dovuto riconoscere - e dove, davanti alle telecamere di Enzo Biagi! – che fra il leader del centrodestra e la sinistra corre un abisso di modernità. Certo l’ha fatto a modo suo, enfatizzando il ruolo politico della televisione commerciale, ma la sentenza per la sinistra resta senza attenuanti. Dice Ginsborg che “Berlusconi sara' tanto studiato nel futuro e si dirà che e' un uomo eccezionale, che e' un innovatore che ha fatto nel suo modo. Io non sono d'accordo con nulla o quasi nulla di quello che ha proposto in questi anni. Ma lui veramente, a differenza della sinistra, ha saputo innovare, e utilizzando tutte le leve di potere possibile, ha creato il berlusconismo”. Insomma, progresso e innovazione non sono più sinonimo di sinistra, mentre conservazione e staticità ne sono divenuti i connotati culturali più diffusi.
Ma Casini ancora due settimane fa non esprimeva questa convinzione. Al contrario esaltava il “centro” francese di Bayrou, come lo scontato superamento dello schema tradizionale. Destra e sinistra erano finiti emergeva il centro. La composizione degli opposti, l’attenuazione dello scontro, un buon massaggio di moderatismo: questa la medicina per il male italiano, secondo Casini.
Oggi, dopo la vittoria di Sarkozy, e – sospettiamo – dopo il suo straordinario discorso d’investitura, che ha fatto scoprire il neopresidente francese anche a chi finora aveva preferito girare col paraorecchi, Casini si adegua. Sarkozy ha vinto “perché ha innovato, perché ha avuto il coraggio di presentare agli elettori ricette anche impopolari: ha proposto la riforma delle pensioni guardando ai giovani più che al pensionati; ha detto che la scuola deve tornare al principio della meritocrazia e ha puntato l'indice contro il '68 come primo passo verso la deresponsabilizzazione della società francese. Ha evocato l'identità dell'Occidente e ha detto basta alla contrapposizione con gli Usa. E' stato capace di far passare il concetto che la sicurezza non è un tema "di destra', ma un diritto di tutti e soprattutto dei più deboli che alla criminalità sono più esposti”. Meglio tardi che mai. Sentire Casini parlare il linguaggio “estremista” e “berlusconiano” di Sarkozy (come da definizione di François Bayrou) è una gran consolazione per chi aveva puntato da subito sulle qualità liberali del leader gollista. E per chi dubitava che tutte quelle belle cose si potessero realizzare in Italia attraverso un accordo, per esempio, fra Casini e Fassino.
Ma Casini dovrebbe convincerci che la sua è una conversione effettiva e non un tentativo di applicare la teoria dei due forni alla nouvelle cuisine. Un modo per superare tutti i nostri dubbi Casini ce l’ha. Anzi, ce l’offre lui stesso, quando si trasfigura nel neopresidente francese e proclama che ha trionfato “un grande professionista della politica che a 50 anni non ha aspettato che il suo predecessore gli cedesse la leadership, ma è andato a conquistarsela con i fatti”. Ecco, basta che ora Casini aggiunga che certo simili sfide non si possono realizzare all’interno di un sistema proporzionale che impedisce lo scontro fra le personalità dei leader e lo annacqua nella mediazione continua fra le oligarchie di partito. E che si impegni da subito per la costruzione di quel partito unitario del centrodestra italiano che, sul modello dell’Ump di Sarkozy, permetta anche agli elettori italiani di individuare il loro candidato non attraverso il filtro delle casematte, delle ideologie, delle tradizioni, delle etichette e delle clientele, ma sulla base delle idee, dei comportamenti e delle proposte concrete. No alla proporzionale, sì al partito delle libertà. Ecco, quando Casini lo dirà, giuro che crederemo alla sua conversione.
3 Comments:
In fondo, ma molto in fondo, i nostri "leader" fanno tenerezza. Sembrano tante scimmiette pronte a replicare movenze e gesti che i visitatori dello zoo compiono davanti alle loro gabbie...
La vittoria di Sarko è destinata a provocare molti cambiamenti in Europa, forse più di quanti ne ha preparati (e anticipati) il berlusconismo in questi anni. A proposito: sorprendente il discorso di Paul Ginsborg ...
wrh
Ma per favore! Nel mondo del ciclismo si direbbe che Casini è un succhiaruote, che si dopa anche solo per succhiare le ruote. E' il tipico politico italiano di serie B che non ha un'idea che sia sua, e che fa "conversioni" a destra e manca un giorno sì e un giorno no. E la forma "saputa" (quando c'è) serve solo a mascherare il vuoto delle convinzioni. E l'unico politico di qualche reale ambizione e grandezza è proprio il dilettante settantenne e spelacchiato aspirante seduttore di vaghe fanciulle Silvio Berlusconi. Purtroppo!
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