13.11.05

Le Guardie Bianche di Storace

La legge 194 che regola l’interruzione della gravidanza stabilisce il diritto della donna a richiedere al medico di fiducia o a quello della struttura sanitaria o consultorio il certificato necessario per ottenere dalla struttura pubblica l’aborto. Il medico può rinviare di sette giorni la decisione, ma se la donna rinnova la richiesta è tenuto a consentire l’aborto. E’ la donna che sceglie se rivolgersi o no al consultorio.
Così nell’articolo 5 della legge: “Quando il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, riscontra l'esistenza di condizioni tali da rendere urgente l'intervento, rilascia immediatamente alla donna un certificato attestante l'urgenza. Con tale certificato la donna stessa può presentarsi ad una delle sedi autorizzate a praticare la interruzione della gravidanza. Se non viene riscontrato il caso di urgenza, al termine dell'incontro il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, di fronte alla richiesta della donna di interrompere la gravidanza sulla base delle circostanze di cui all'articolo 4, le rilascia copia di un documento, firmato anche dalla donna, attestante lo stato di gravidanza e l'avvenuta richiesta, e la invita a soprassedere per sette giorni. Trascorsi i sette giorni, la donna puo’ presentarsi, per ottenere la interruzione della gravidanza, sulla base del documento rilasciatole ai sensi del presente comma, presso una delle sedi autorizzate”.
Che senso ha allora l’uscita del ministro Storace che ha così reagito alla sperimentazione e all’uso della pillola abortiva RU 486: “Vorrà dire che ci metteremo (nei consultori ndr) i volontari del Movimento per la vita. Stiamo lavorando, siamo un pezzo avanti nella discussione, è un’idea sempre più consolidata”?
Se è una minaccia è destinata a cadere nel nulla, visto che nessuno obbliga la donna a transitare dal consultorio, e comunque in nessun caso può essere obbligata a parlare con psicologi, assistenti sociali o volontari. Se invece Storace ha colto l’occasione di una polemica molto mediatica per creare le sue “guardie bianche” affidando, “a prescindere”, il potenziamento dei consultori al Movimento per la vita, la sua scelta va giudicata per quello che è: una scelta politica, discutibile, discutibilissima, ma legittima.
Come legittima è la sperimentazione della RU 486. Basta leggere l’art. 15 della legge: “Le regioni, d'intesa con le universita’ e con gli enti ospedalieri, promuovono l'aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull'uso delle tecniche piu’ moderne, piu’ rispettose dell'integrita’ fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza”.
Qualcuno dubita davvero che la RU 486 non sia una tecnica più moderna, più rispettosa dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiosa, ad esempio, del raschiamento, che pure continua a venire praticato in percentuali altissime nelle regioni meridionali? Se ne dubita lo dica e lo spieghi, ma attenendosi alla legge: contestandone l’efficacia e la sicurezza. Non in nome di ragioni etiche o ideologiche (tipo “la RU 486 è un incentivo all’aborto”) che appartengono alla sfera del legiferare, non dell’applicare la legge.

6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Mi definiscono un teocon di cultura cattolica e io accetto di buon grado la definizione (anche se mal sopporto le etichette) e apprezzo la sua moderazione nell'affrontare il problema. Concordo con alcune delle sue osservazioni e ritengo da sempre che un militante per la vita - quale sono - non dovrebbe avere come obiettivo la punizione della donna ma la salvezza del bambino. Il problema di fondo, secondo me, è che la legalizzazione ha fatto cadere la cultura dell'aborto come omicidio, che tale è invece a tutti gli effetti. Un omicidio, lo ammetto, commesso in una situazione assolutamente unica, particolare. La gravidanza doveva essere considerata, d'altra parte, per quello che è: un obbligo morale incoercibile. Ecco perché, a mio avviso, si doveva depenalizzare ma non legalizzare, responsabilizzando, di fronte a un omicidio, l'individuo e la società. Questa falsificazione di significati (aborto, gravidanza, persona), tipici dell'approccio ideologico, ha favorito una cultura della deresponsabilizzazione (non mi venga a raccontare, caro Taradash, che sei milioni di aborti nella sola Gran Bretagna non siano il segno di una cultura dell'aborto come contraccezione a posteriori) e quindi, più a monte, un'incultura sessuale.
Ho scritto a lungo sul mio blog di questo argomento e sarei lieto se volesse leggermi anche perché su molte cose - liberismo economico, proprietà, valore dell'individuo, antidirigismo - abbiamo idee del tutto sovrapponibili.

Saluti,

Bernardo

9:10 AM  
Blogger Unknown said...

Complimenti, l'argomentazione e' valida persino per chi sia contrario al diritto di scelta in questo tema, visto ch esi parla di tecniche e non di principi; il comportamento di Storace e' "peggio di un crimine, e' un errore", un regalo a chi si diverte a definire l'intera CdL una massa di orchi bigotti ...

4:12 PM  
Anonymous Anonimo said...

Il fatto che la RU 486 sia peggio delle tecniche tradizionali è una "non argomentazione" se una donna vuole abortire con le bombe a mano chi siamo noi per impedirglielo?

Invece sono d'accordo suil movimento per la vita nei consultori e in generale per tutte le iniziative che incentivino la gravidanza, per il semplice motivo che se la donna decideportare a termine la gravidanza, "vincono" tutti, madre, feto e stato.

3:22 PM  
Anonymous Anonimo said...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

2:27 AM  
Anonymous Anonimo said...

quello che stavo cercando, grazie

2:31 AM  
Anonymous Anonimo said...

Perche non:)

11:48 PM  

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