30.4.06

La incredibile e triste storia della trasformazione di un prefetto in gerundio

Che il comunismo abbia esercitato una fortissima attrazione sulle personalità autoritarie è indubbio. A generali militaristi, magistrati giustizialisti, poliziotti egotisti la cultura e il potere comunista hanno garantito privilegi che neppure i fascismi potevano offrire. Il potere garantiva l’esercizio incontrollato dell’autorità; e la cultura li faceva pure sentire dalla parte giusta della storia. Abuso e Rispetto, l’elisir dei prepotenti.
E quindi non sorprende che una brava e mite persona come il prefetto Ferrante, investito della missione di riportare la sinistra alla guida di Milano, se ne esca con una frase che neppure il suo quasi omonimo Ferrando, il trotskista autolesionista di Rifondazione comunista, oggi forse pronuncerebbe: “Letizia Moratti non venga al corteo del primo maggio, sta con i padroni”.
Ah il richiamo della foresta leninista! Lo davano per morto e sepolto, il comunismo, insieme alla lotta di classe, al movimento operaio, alla Spumansoda. Invece il comunismo c’è ancora, anche se, da bravo zombie, può al massimo riuscire a trasformare i participi presenti in gerundi prefetti.

27.4.06

Fermiamo il terrorismo e il coro degli sciacalli

L’ attentato omicida di Nassiriya contro i soldati italiani impegnati nella difesa della libertà degli iracheni è la tragica conferma della determinazione dei gruppi terroristi che si richiamano ala dittatura di Saddam Hussein e di quelli legati alla rete di bin Laden. La violenza che ogni giorno insanguina il territorio iracheno e gli attentati compiuti dai gruppi fondamentalisti islamici in ogni parte del mondo, ultimo l’Egitto, devono trovare una risposta più risoluta da parte della comunità internazionale.

Ogni segnale di debolezza o di pavida acquiescenza nei confronti del premier neo-nazista iraniano Ahmadinejad o della protervia del governo palestinese di Hamas è un ulteriore sostegno alla strategia del terrore islamista, ovunque si manifesti. C’è da augurarsi di non assistere nelle prossime ore nel nostro paese al coro ignobile degli sciacalli intorno ai resti fumanti del convoglio aggredito questa mattina. La richiesta di ritirare subito il contingente italiano in Iraq sarebbe soltanto un modo più ipocrita per esprimere il concetto così ben sintetizzato dallo slogan “uno, dieci, cento Nassiriya”, troppe volte ascoltato nei cortei dell’estrema sinistra.

25.4.06

Il fascismo rosso celebra la liberazione dall’Amerika.

Tratto dal sito di Repubblica ecco un quadro della manifestazione milanese per le celebrazioni del 25 aprile conclusa da Epifani e Prodi:

SLOGAN CONTRO ISRAELE - Gli autonomi appena avvistate le bandiere di Israele hanno iniziato a scandire slogan come «Intifada, Palestina libera, Palestina rossa, stato di Israele, stato terrorista». La polizia ha fatto passare la brigata ebraica trattenendo dietro un cordone gli autonomi, molti dei quali hanno urlato «sionisti, assassini».
CONTESTATA LETIZIA MORATTI - E' stata apertamente contestata Letizia Moratti che ha sfilato dal corso Vittorio Emanuele. Il candidato sindaco del centrodestra, che spingeva il padre Paolo Brichetto, ex deportato al campo di concentramento di Dachau e decorato con medaglie alla Resistenza dal presidente Ciampi, ha poi deciso di abbandonare la manifestazione. «Scuola pubblica, scuola pubblica» sono stati gli slogan che numerosi partecipanti al corteo le hanno urlato contro.

Vi chiedo: dovremo ingoiare rospi, querce falci e margherite per 5 anni? Dovremo condividere il giorno prima di ogni attentato le felicitazioni del governo per le aperture di Hamas? Dovremo ascoltare gli altoparlanti dei muezzin ulivisti che declamano la nuova disponibilità dell’Iran al confronto con l’Onu? E subire lo sbianchettamento delle esortazioni alla distruzione di Israele da parte del suo presidente islamonazista? Dovremo accettare che i centri sociali dell’intifada islamomarxista tornino a essere finanziati da stato e parastato? Dovremo veder innaffiare le rose con idranti di scuola pubblica scuola pubblica scuola pubblica?

21.4.06

I FURBETTI DEL BOTTEGHINO

La Stampa, venerdì 21 aprile: “Bassanini: ero contro i raider e l’ho pagata”.
Ma guarda un po’. Uno dei più prestigiosi esponenti della sinistra diossina sarebbe stato fatto fuori dal Parlamento, a suo dire, perché si era battuto con vigore contro quella che definisce la tribù degli immobiliaristi. Umberto La Rocca gli chiede: “Qualcuno ha voluto fargliela pagare?”. Risposta: “E me lo chiede? Giudichi un po’ lei..” I Furbetti del Botteghino, appunto.
Ps. Noi la pensiamo come Roberto Perotti sul Sole di oggi: contro Ricucci, al di là dei suoi eventuali misfatti, si è scatenata l’azione congiunta di due fattori d’origine cattocomunista: l’avversione al mercato e il razzismo culturale.

20.4.06

O Sole Mio

Leggiamo sul Riformista che il 51% dell’energia prodotta in America viene oggi dal carbone. Nel Regno Unito la percentuale è del 33%. Nel sottosuolo Usa sono stati individuati giacimenti di carbone capaci di soddisfare i consumi dei prossimi 250 anni. America e Inghilterra hanno cospicue risorse domestiche di petrolio e di gas. L’Italia, che non ha nulla del genere, e non ha centrali nucleari, produce dal carbone il 16% dell’energia totale, contro il 72% ricavato dagli idrocarburi acquistati a caro prezzo. Eppure, appena insediatasi nel Lazio la giunta di centrosinistra guidata da Marrazzo, è stata bloccata la costruzione della centrale a carbone di Civitavecchia, su cui l’Enel ha investito 1,5 miliardi di euro. Tanto per non sbagliare qualche mese prima, appena insediatasi in Puglia la giunta di centrosinistra guidata da Vendola, era stata bloccata la costruzione del rigassificatore di Brindisi, che potrebbe garantire scorte di gas in caso di crisi internazionali. Marrazzo è della Margherita, Vendola di Rifondazione Comunista. In Italia servono centrali, a carbone e nucleari. Se non si possono fare le prime, figuriamoci le seconde. Esiste una terza via? O Sole Mio? Il Presidente del Consiglio incaricando può informarci di quale sarà la sua politica energetica?

IL MASSIMO DI MASSIMO

CORRIERE DELLA SERA, VENERDì 14 APRILE
Intervista di Marco Cianca:
-D’Alema presidente della Camera o ministro degli Esteri?
“O anche D’Alema nulla. Non sono uno che cerca incarichi”
-Sarebbe quindi pronto a fare un passo indietro per lasciare la presidenza della Camera a Fausto Bertinotti?
“Non ho mai fatto un passo avanti”

CORRIERE DELLA SERA, GIOVEDI 20 APRILE
pag. 8: "CAMERA, DUELLO D'ALEMA-BERTINOTTI"
pag. 9: "LA RABBIA DI BERTINOTTI: INTERVENGA ROMANO"

NOMEN OMEN

LIBERO - TREMAGLIA: "HO CONVINTO UNO DEI PRODIANI A VOTARE PER NOI"
LA REPUBBLICA - PALLARO: "E' FALSO. L'UNIONE HA VINTO, TRATTO CON LORO"

FIDUCIA A PALAZZO (SALINA)

MEDIASET: CONFALONIERI, SPERIAMO VOTO NON CAMBI NIENTE
(ANSA) - COLOGNO MONZESE, 20-APR-06 10:14 NNNN

FARSA A PALAZZO

ELEZIONI: CALDEROLI, CONTINUO A NON RICONOSCERE VITTORIA PRODI
(ANSA) - MILANO, 20 APR-06 11:08 NNNN

DRAMMA A PALAZZO

ELEZIONI: PRODI, TRISTE CHE CDL NON RICONOSCA NOSTRA VITTORIA
(ANSA) - ROMA 20-APR-06 10:33 NNNN

19.4.06

Magistratolatria

(Questo articolo è stato pubblicato oggi su Libero).
Esiste ancora la libertà di espressione in Italia? Esiste il diritto di critica? Oppure ogni giudizio non conforme a quello dell’autorità costituita è di per sé una diffamazione e causa di condanna penale? Domande peregrine se in gioco è la politica: basta scorrere un qualsiasi commento di un quotidiano di sinistra su Berlusconi o altri esponenti del centrodestra per tranquillizzarci. Si può dire tutto, ogni insulto, ironia, dissacrazione è lecita (a parti inverse il discorso cambia, è vero, ma non si può avere tutto dalla vita, e poi a destra non sappiamo né leggere né scrivere). Se in gioco c’è la sacralità del Giudice, tutto però cambia. Il Giudice, o il Pm, sono i nuovi cittadini al di sopra di ogni sospetto. A differenza di Cesare Polacco, quello della Brillantina Linetti, Il Giudice Non Sbaglia Mai. E il PM, come il Duce, Ha Sempre Ragione.
Dire di un provvedimento di un Gip che è “inumano” e “odioso” non è un giudizio critico che in una società liberale ha piena legittimità, ma è diffamazione, ragione di processo penale e motivo di condanna al risarcimento del “danno morale” per la modesta somma di euro 50.000 (cinquantamila). E’ successo nei giorni scorsi, a Roma. Una piccola integrazione del modesto stipendio da magistrato non la si nega mai, nelle nostre aule. E se uno pensasse che la sentenza che ha colpito due avvocati romani è, mettiamo, “cervellotica” e “liberticida”, lo potrebbe dire o no? Noi non lo diciamo, ma lo chiediamo al futuro governo, visto che il precedente, a quanto pare, non è riuscito a intaccare nemmeno in parte la boria statolatrica della corporazione dei magistrati (ma si può dire? nell’incertezza non lo diciamo).
C’è un riflesso fascista nei giudici italiani quando giudicano di altri giudici, che non passa mai. Il Giudice va tutelato in quanto tale, perché altrimenti l’autorità dello Stato recede, e l’organicità della funzione statuale rischia di essere corrosa dall’esercizio arbitrario della libertà individuale. E c’è un riflesso comunista nei giudici italiani quando giudicano dei Pm, che non passa mai. Il Pm va tutelato in quanto tale, che sennò la Società Civile (surrogato postmoderno del Partito) verrebbe meno alla missione di rimuovere i detriti della Storia, i nemici del popolo. In una società bene ordinata non esistono innocenti né errori giudiziari perché non esistono individui, ma solo parti, o cellule, di un corpo collettivo. Alle volte il corpo si ammala, e per guarirlo il chirurgo sociale dovrà pur imporre al paziente qualche sacrificio. Criticare una sentenza è criticare una funzione, non un fatto. Ben vi sta, avvocati Giandomenico Caiazza e Antonio Fasolino, che non avete capito che in Italia vi sono due stati e due società, e in quale Stato (postfascista) e in quale Società (poscomunista) entriamo, quando si aprono le porte dell’azione penale. Ah, per la cronaca: il provvedimento in discussione riguardava il permesso negato a un detenuto di vegliare il feretro del padre, morto d’infarto, e di prendere parte ai funerali senza la scorta. Il detenuto era in custodia cautelare, agli arresti domiciliari, in attesa di giudizio per tentata estorsione. Succedeva a Torre Annunziata, qualche mese fa.

18.4.06

Le elezioni hanno premiato il Berlusconi liberale (e punito quello moderato)

Intervista di Stefano Magni a Marco Taradash
Da L'Opinione del 15 aprile 2006, p. 3
Nello stemma del partito hanno inserito un caimano, una sfida al film di Nanni Moretti contro Berlusconi. Ma il loro simbolo reale è il salmone. Perché è un pesce che va sempre controcorrente. Stiamo parlando dei Riformatori Liberali, creatura voluta da radicali storici quali Benedetto Della Vedova e Marco Taradash, soprattutto per tenere vivi gli ideali liberisti del centro-destra, sempre più annacquati dopo il ’94. Sono controcorrente rispetto al Partito Radicale, dal momento che Pannella ha deciso di schierarsi con la sinistra. Sono sicuramente controcorrente rispetto alla maggioranza cattolica della Casa delle Libertà con cui sono alleati. Andare controcorrente, per coerenza interna, in molti casi permette di osservare la realtà sociale senza le lenti distorcenti del conformismo intellettuale. Così quando tutti davano per spacciato il “berlusconismo” (termine popolare con cui si indica il sogno di un’Italia liberista), i Riformatori Liberali hanno scommesso sulla sua rinascita. E non avevano tutti i torti, per lo meno nel Nord Italia.
Secondo Marco Taradash, è stato soprattutto il liberismo redivivo dell’ultima campagna elettorale ad aver permesso al centro-destra di reggere all’urto del centro-sinistra. “Nell’ultimo mese prima delle elezioni, Berlusconi ha lanciato una straordinaria campagna elettorale scegliendo come chiave l’opposizione liberista al presunto, previsto, quasi scontato governo Prodi” – ci spiega Taradash – “in un solo mese ha recuperato tutto quel consenso che aveva perso in cinque anni di politica economica incerta, difensiva e poco improntata a scelte liberali. È stato fatto molto, sicuramente: ci si può vantare della Legge Biagi, della riforma del diritto fallimentare, della riforma delle pensioni e delle grandi opere. Ma se fosse stato avviato, durante la scorsa legislatura, quel grande piano di vendita del patrimonio pubblico, che invece è stato rimandato al programma 2006-2011, a quest’ora l’economia italiana ne avrebbe tratto grande giovamento”.
Dobbiamo dedurre che gli ideali del liberalismo (meno Stato, meno regole, meno tasse, più autonomie locali) fanno ancora presa sull’opinione pubblica?
La grande maggioranza degli Italiani è convinta che l’epoca dell’assistenzialismo dello Stato sociale che ti segue dalla culla alla tomba e della protezione ad ogni costo del posto di lavoro, è morta e sepolta. Di questo sono sicurissimo. Solo che nei cinque anni precedenti, gli Italiani si sono trovati di fronte a un governo dilaniato da lotte intestine, frenato dai centristi e dalla destra sociale e impantanato nel conflitto di interessi.
In che senso il conflitto di interessi ha costituito e costituisce un problema?
Impaccia Berlusconi come leader di una coalizione e impaccia tutti noi perché nasconde il vero conflitto di interessi: i veri interessi di potere ruotano attorno al centro-sinistra e soprattutto la stragrande maggioranza dell’editoria e della stampa è da quella parte.
Mi auguro che Berlusconi voglia vendere Mediaset ai suoi figli o a chiunque altro: ciò potrebbe rafforzare la nostra posizione politica. Voglio però ricordare che quando Berlusconi prese sul serio l’idea di poter vendere Mediaset a Murdoch, fu la sinistra ad opporsi e a pretendere che l’azienda rimanesse italiana.
Come si potrebbe risanare, invece, il conflitto di interessi della sinistra?
Solo sconfiggendo la sinistra. Oggi è ineliminabile, soprattutto nel caso Prodi formi il suo governo. Intorno alla sinistra è coalizzato tutto il potere sindacale, tutta la grande industria para-statale, tutto il potere della magistratura e tutta la grande stampa. Se hanno anche il governo, è chiaro che per l’opposizione sarà difficilissimo mettere in crisi un simile apparato. Mi auguro che il governo di centro-sinistra cada presto, vittima delle sue stesse contraddizioni e che si possa tornare a votare.
La sinistra, se dovesse riuscire a formare un suo governo, è culturalmente e politicamente attrezzata per assecondare le esigenze della società italiana?
Noi ci ritroviamo con la sinistra peggiore del mondo, seconda solo a quella venezuelana e ai regimi comunisti sopravvissuti. Mi pare del tutto incapace di adottare qualsiasi politica economica moderna e qualsiasi riforma liberale.
Per quanto riguarda la politica internazionale, quale sinistra prevale?
Il presunto premier Romano Prodi ha espresso molto chiaramente, in questi giorni, quale sarà la sua linea di politica estera, parlando di Hamas come di un soggetto politico con cui è necessario dialogare. Tutto questo mentre l’Unione Europea, gli Stati Uniti, il Quartetto che sorveglia sul processo di pace, sono in allarme da quando, in questi giorni, il ministro degli Esteri di Hamas ha dichiarato che il suo sogno è quello di vedere Israele scomparire dalla carta geografica. Questa è la politica estera dell’Unione: filo-araba e motivata da istinti anti-occidentali.
Col senno di poi, i Radicali che hanno optato per l’alleanza con la sinistra e che sono entrati in Parlamento, hanno fatto una scelta giusta?
Non serve il “senno di poi”. Con il “senno di prima” abbiamo creato i Riformatori Liberali proprio perché consideriamo che questa scelta dei Radicali sia autodistruttiva e molto dannosa per tutto il Paese. I Radicali della Rosa nel Pugno sostengono che il loro merito principale sia quello di aver messo in luce tante contraddizioni all’interno del centro-sinistra. In realtà il centro-sinistra è tutto e solo in contraddizione con la cultura e la politica liberale.
È la prima volta che si vota con il nuovo sistema e i risultati sono incerti. È colpa del proporzionale o questo risultato sarebbe stato inevitabile anche con il maggioritario?
Il rischio di avere maggioranze diverse alla Camera e al Senato c’era anche con la legge elettorale precedente. È insito nel sistema bicamerale perfetto quale è il nostro. E quando le elezioni si vincono per uno 0,06%, qualsiasi sistema può essere messo in crisi. Piuttosto, credo che la legge elettorale vigente abbia fatto danni soprattutto a causa del premio di maggioranza. Anche qui, però, voglio ricordare che è stato il centro-sinistra a volere, per il Senato, un premio di maggioranza regionale, sulla base di una discutibile interpretazione della Costituzione. Detto questo, sono convinto che il sistema proporzionale non è ciò che serve al Paese e si deve tornare al maggioritario senza correzioni proporzionali. Perché tutti vogliono che i partiti si fondino in grandi formazioni, sia a destra che a sinistra, ma se c’è una legge proporzionale questa impresa sarà impossibile.
Quali saranno le vostre prossime mosse nella coalizione di centro-destra?
A maggio è prevista un’Assemblea per rilanciare il movimento. La novità emersa in queste elezioni è la tenuta del centro-destra e di Forza Italia in particolare. Lanceremo un appello a tutti i militanti radicali perché aderiscano al nostro movimento. Lavoreremo a un progetto contro l’eventuale governo di centro-sinistra e volto a rafforzare l’area liberale all’interno del centro-destra.

12.4.06

Prodi parla in arabo contro gli Usa, l'Europa e Israele

Yasser Arafat usava verso Israele la più equivoca fra le tecniche di comunicazione: quando parlava in Inglese porgeva l’ulivo ad Israele e all’opinione pubblica internazionale, mentre quando si rivolgeva in arabo ai suoi connazionali incitava all’odio contro gli ebrei e alla distruzione del loro stato. Nella sua prima uscita post-elettorale il leader dell’Ulivo Romano Prodi si è comportato alla stessa maniera di Arafat, esprimendo sulla crisi mediorientale due posizioni assolutamente contraddittorie: all’emittente araba Al Jazira Prodi ha rivelato che si impegnerà per “definire una nuova posizione europea nei confronti del nuovo governo palestinese di Hamas”; alla stampa estera ha invece proclamato che “il governo intende agire seguendo la posizione europea”.
Incredibile ma vero le due linee opposte sono state espresse a poche ore di distanza l’una dall’altra. Questa sortita di Prodi conferma tutte le preoccupazioni (o le amare certezze) in merito alla politica estera del centrosinistra: ambiguità quando va bene, e per il resto spregiudicatezza e corrività con le peggiori espressioni dell’estremismo antioccidentale.
Il governo di Hamas rappresenta oggi una minaccia mortale all’esistenza di Israele e l’impegno comune di Usa e Europa è quello di imporgli l’accettazione delle regole minime che consentono lo sviluppo pacifico delle relazioni internazionali. Soltanto l’altro ieri i ministri degli esteri dei 25 hanno ribadito il divieto di qualsiasi contatto politico con i vertici di Hamas se non verranno accettate le condizioni che prevedono il riconoscimento di Israele, la rinuncia alla violenza e il rispetto degli accordi sottoscritti in passato dall'Anp . Il nuovo (eventuale) governo Prodi intende sottrarsi subito a questo percorso di serietà e ribaltare la posizione dell’UE per la quale Hamas è e resta una organizzazione terroristica. Però lo dice soltanto in arabo.

Volevano sfasciare tutto. Non ci sono riusciti (nonostante la rosa nel pugno)

Prima di fare una valutazione complessiva della situazione politica è bene aspettare la proclamazione ufficiale dei risultati delle elezioni da parte della Cassazione, come dovrebbero fare tutte le persone per bene visto l’esito incertissimo del voto. Per intanto prendiamo atto con grande soddisfazione della straordinaria rimonta della Casa delle Libertà e della riaffermazione al suo interno della leadership di Silvio Berlusconi. Non è affatto secondario che il centrodestra abbia ritrovato il consenso della parte produttiva e moderna del paese solo nel momento in cui Berlusconi ha ripreso con forza i temi dell’alternativa al regime dei poteri finanziari sindacali editoriali e giudiziari coalizzati attorno alla “rancorosa macchina da guerra” guidata da Romano Prodi. Anche se venisse confermato il successo di Prodi non c’è dubbio che il progetto dell’Unione e della sinistra comunista di svuotare la Casa delle Libertà e di governare senza una reale opposizione è fallito.
Sono convinto che i Riformatori Liberali hanno dato un contributo determinante nel chiarire a una grandissima parte elettorato radicale le conseguenze drammatiche che un successo di Prodi avrebbe comportato per le battaglie antistataliste e anticorporative che hanno sempre contrassegnato l’iniziativa radicale e liberale nel nostro paese. Occorre adesso un forte rilancio delle politiche liberiste e federaliste e la valorizzazione all’interno del centrodestra della vasta area laica che, nonostante le difficoltà e qualche umiliazione, ha dato prova di grande tenuta e intelligenza della realtà.