28.2.06

Stato “alla francese” e parastato “all’italiana”

Dopo l’ennesima impuntatura sciovinista francese sull’opa Enel, l’Italia non faccia l’errore di rivalutare l’italianità. Il costo per l’economia italiana sarebbe insostenibile. Il totem dell’italianità, cui ha voluto immolarsi il governatore della banca d’Italia, ha prodotto, oltre che illegalità, l’impoverimento delle strutture produttive del paese e l’isolamento delle nostre imprese dai grandi mercati internazionali. La Francia può permettersi di tradire la logica del mercato unico europeo, e di giocare una partita solitaria di potenza contando da una parte sulla gestione diretta da parte dello Stato di imprese robuste e protette dalla concorrenza, dall’altro sulla tutela statale dei settori ritenuti di interesse strategico (dall’energia alla grande distribuzione fino all’industria cinematografica). L’Italia, che ha una struttura economica completamente diversa, debole nella grande impresa, forte, ma in difficoltà, nella piccola e media, ha assolutamente bisogno di aprirsi al mercato dei capitali, delle tecnologie e del management internazionale.

Da noi, nonostante i tentativi del governo Berlusconi, il governo dell’economia resta di fatto nelle mani di un parastato di più o meno recente costituzione formato dall’intreccio fra le perenni oligarchie sindacali e il blocco delle grandi aziende deficitarie, ma protette dalla rendita; imprese senza rischio in cui si sono riciclati, all’epoca delle grandi privatizzazioni, i capitalisti senza capitale che dominavano l’industria italiana. L’economia per giunta è ancora frenata da vincoli protezionistici di ogni genere sul mercato interno, da un eccesso di burocrazia a ogni successivo livello dello stato, da una pletora di strumenti assistenziali diretti alle imprese e al mondo del lavoro. E’ un modello di sottosviluppo, refrattario all’innovazione e al rischio, che ha bisogno di uno shock liberista per rimettersi in movimento e tornare competitivo.

Antonio Martino ha scritto sul Focus dell’Istituto Bruno Leoni che la mossa del governo francese, che ha bloccato l’Opa di Enel su Suez, di fatto nazionalizzando quest’ultima, è ispirata da una logica nazionalistica vecchia di secoli perché la nazionalità del proprietario di un’azienda è assolutamente irrilevante: “quello che conta per gli acquirenti del suo prodotto, per gli azionisti e per i dipendenti,
è che abbia dimensioni economiche, che sia gestita efficientemente, e sia, quindi, in grado di dare ai consumatori un buon prodotto a prezzi contenuti, agli azionisti dividendi e crescita del valore delle azioni, ed ai dipendenti compensi adeguati e prospettive di stabilità dell’impiego”.

E’ tutto vero, ma a una condizione che, purtroppo, da noi, a differenza del Regno Unito da Margaret Thatcher a Toni Blair, degli Usa da Ronald Reagan a George W. Bush, non si è ancora verificata. La condizione sine qua non è che si guardi all’azienda dalla parte del mercato, ovverosia del consumatore, come fanno i liberali. Se si guarda dalla parte del controllo, come fanno i tambur maggiori dell’economia sociale di mercato, il discorso cambia. I controllori non accettano di rinunciare al loro potere in cambio né della libertà né dell’efficienza (qualità non necessariamente connesse, ma che nel mercato libero tendono virtuosamente ad assimilarsi). Allora sì che la francesità o l’italianità conta (e da noi conta soprattutto i debiti). Ciò che vale per lo Stato “alla francese”, vale purtroppo anche per il parastato dei produttori “all’italiana”.

21.2.06

Luca Coscioni

Domenica mattina Oscar Giannino è venuto a portare il suo sostegno all'avventura dei Riformatori Liberali, con un intervento che spero di poter pubblicare presto sul blog. Ieri, lunedì, ci ha raggiunti la notizia della morte di Luca Coscioni. E Oscar ha scritto uno splendido articolo sul Riformista di oggi, che mi sembra il miglior tributo a Luca Coscioni e alla sua battaglia politica e civile per la vita e la libertà. Una lotta che abbiamo condiviso e che condividiamo oggi, da sponde opposte, con la Rosa nel Pugno.


• da Il Riformista del 21 febbraio 2006, pag. 1

La mia riconoscenza a Coscioni Ha fatto della politica un dono
Da un malato, un ricordo di Luca. L’esperienza della malattia messa al servizio di un Beruf weberiano.

di Oscar Giannino

Luca Coscioni è il simbolo di una politica nuova, la sua grandezza è quella di aver moltiplicato la forza della propria condizione di malato al servizio di una politica che torna finalmente a essere pieno e vero Beruf weberiano. Personalmente, da malato meno grave soggetto volontario a terapie sperimentali, da conoscitore e coadiutore da anni in reparti di malati terminali per patologie oncogene come genetiche degenerative, per Luca provo una riconoscenza pari a quella di decine di migliaia di altri malati italiani. Come osservatore di cose politiche, per lui provo però e continuerò a provare assai più che riconoscenza. Chi è per sua fortuna estraneo, all'esperienza delle malattie attualmente ancora senza risposta, a Luca riserva l'ammirazione che si deve alla ferrea determinazione di chi non si perde d'animo, come invece capita purtroppo a tantissimi colpiti dal male, in un mondo che dell'ablazione di malattia e sofferenza ha fatto un suo sciocco paradigma di allontanamento da sé del dubbio sul senso della vita e della sua dignità. Ma chi dentro di sé continua ad avere per la politica una passione alta, deve nutrire per Luca una riconoscenza assai maggiore. Il suo carattere e la sua determinazione nel continuare a interagire nella vita privata e pubblica grazie a nuove macchine (che anche «attraverso di lui» sono state sperimentate) ci dice della sua grande forza.

Ma è come si sia volto tutto ciò a una battaglia politica, che ci dice di una cosa oggi straordinaria. Ci consegna l'eredità di uno dei rarissimi casi in cui la politica non è officium - funzione razionalizzante a vantaggio di sé e della propria parte, secondo gli strumenti e i canoni della scienza politica - ma munus, nel senso romano-repubblicano e cristiano del termine, una missione il cui scopo è realizzare un dono all'altro da sé e dai propri sodali, in nome di una comune appartenza umana.

Luca, in questo, per il potenziamento delle condizioni di vita individuale e fisica è ciò che Emma Bonino rappresenta in termini di godimenti dei diritti di libertà politica in tutti i continenti e a prescmdere dai diversi condizionamenti culturali e geopolitica. Coscioni e Bonino sono le due facce complementari e modernizzanti" - una rivolta al senso di sé nel mondo, l'altra al senso del mondo verso l'impegno che ciascuno di noi gli deve - della declinazione attuale di una battaglia minoritaria. Di quella battaglia radicale e libertaria che Marco Pannella ha avuto la caparbietà corrosiva di far vivere da una radice deliberatamente pugnace, rispetto all'eccesso di realismo che il più del liberalismo italiano ha spesso riservato alle arretratezze storiche del nostro paese quanto a diritti di individui e minoranze. Quanto Pannella risulti indigesto a tanti tradizionalisti, per la deliberata reiteratività provocatoria dei suoi metodi, attesta più delle difficoltà in cui la battaglia è combattuta, che della tenace coazione a ripetere di un carattere irriducibile.

Non è un caso che l'ennesima trasformazione di questa battaglia - la Rosa nel pugno che si presenta alle elezioni avendo caparbiamente fatto discendere dall'esperienza referendaria dello scorso 12 e 13 giugno la scelta di campo filoprodiana - nasca proprio per evoluzione delle scelte alle quali Luca più di chiunque altro - con la sua associazione e iniziative come il Libero congresso mondiale della scienza appena celebrato - ha saputo incardmare la nuova fisionomia radicale. Se ieri Lanfranco Turci ha annunciato la sua candidatura nella Rosa del pugno dopo tanti anni di militanza ed esperienza parlamentare diessina, è proprio per la straordinaria esperienza maturata sotto la comune insegna di Coscioni nel comitato promotore per il referendum sulla legge 40. Detta fuori dai denti, i temi del referendum sulla fecondazione assistita sono in realtà gli unici davvero condivisi con la generalità delle forze di centrosinistra, perché sul resto, dall'insistenza fin troppo conclamata a difesa della scuola di Stato alla politica estera saldamente occidentalista, non è un caso che la Rosa nel pugno voglia e debba minimizzare le differenze talora stridenti, rispetto al programma dell'Unione. Se ieri una firma di punta del Riformista come Biagio de Giovanni ha fatto la stessa scelta di Turci accettando la candidatura nella Rosa del pugno, è assai più per la condivisione del Beruf di Luca ed Emma, che per l'aspettativa di giocare chissà quale ruolo nei concreti equilibri politici dell'alleanza prodiana.

Ricordiamoli allora, gli elementi più preziosi e importanti dell'eredità di Luca. Una risposta netta alla domanda se la scienza sia ancora al servizio dell'uomo, e non ormai pura tecnica autonomizzata e autolegittimante, strumento inesorabile della reificazione dell'uomo nel tramonto spengleriano dell'Occidente e del suo asservimento a una prospettiva di rinuncia a ogni umanesimo. La risposta di Luca è un netto sì, ed è la stessa di chi conosce davvero e di persona, gli scienziati che lavorano sulle linee di cellule staminali embrionali, lontani anni luce da quella caricatura di SS in camice bianco in cui una certa campagna referendaria ha voluto con disprezzo effigiarli, come attori di quell'abominevole eugenetica liberale peggio ancora che nazista di cui parlava l'ultimo Habermas.

Il secondo elemento è che la difesa e la cultura della vita di cui è tenacemente - e per fortuna - impregnato il cristianesimo, diviene paradosso se nega la sua applicazione alla cura dei malati e dei sofferenti di patologie oggi ancora senza risposta, e che solo dalla ricerca possono sperare. Il terzo è che proprio le atroci esperienze della modernità e del secolo scorso "obbligano" noi sostenitori del progresso - non acritici certo, il progresso in cui crediamo non è lineare né positivista - ad ancorarci a un ideale forte di dignità umana che non può essere biologista. Come infatti era una contraddizione per la stessa dottrina cattolica, identificare nell'embrione la piena persona, come né Tommaso né Agostino né Edith Stein né del resto alcuna enciclica hanno mai affermato. E come restano contraddizioni dolorose, che la legge 40 in nome della piena equiparazione tra embrione e vita umana faccia poi a pugni con la facoltà concessa dall'ordinamento di aborto terapeutico a feto formato, e che la piena tutela dell'embrione dimentichi i 30 mila crioconservati soggetti comunque a deperire, e via di questo passo.

Il quarto elemento della lezione di Luca è che senza tale forte ancoraggio umanitario le tecniche di avanzamento della ricerca e del progresso oggi sono condannate a essere ostacolate e magari sconfitte, in nome di un bioproibizionismo sul quale si alleano credenti sinceramente dubbiosi sui limiti etici delle sperimentazioni, insieme però a cinici predicatori di «ritorni ai valori», che sono pronti ad abbracciare dogmi rinnegandone al contempo i fondamenti di fede. Come è accaduto nella campagna referendaria.

Sono tutte materie - quelle della biorivoluzione - che infiammano il dibattito in tutto l'Occidente. Da noi l'arricchimento - non la complicazione, ma l'arricchimento, in senso di sfida intellettuale e politica - è di doverlo fare ancor più direttamente alle prese con la sincera fede di milioni di cattolici, con l'intelligente macchina di comunicazione e apostolato realizzata dalla nuova Cei di sua eminenza Ruini, nonché, purtroppo, con tanti residui conservatori vecchi e nuovi, tartufescamente travestiti da antinichilisti. Quando l'antinichilismo vero è quello di chi, come Luca, ci ha insegnato che vita e salute, ricerca e diritti sono tutti compresi nell'orizzonte umano della dignità, un orizzonte che non confligge affatto né con la fede, con con l'Evangelo. Grazie, Luca. Sappia non solo la Rosa nel pugno, ma ciascuno di noi nella sua vita e nel suo impegno, negli ospedali come in politica, esserne all'altezza.

20.2.06

Forca e censura a chi combatte il nazicomunismo islamico

Il ministro Calderoli ha sbagliato a indossare la maglietta con le vignette danesi sull’Islam. Ma il suo unico sbaglio è stato di aver coinvolto nella sua azione la responsabilità del Governo, non di esibire (per 2 secondi!) una maglietta che di per sé è un simbolo delle libertà di espressione e un segno della differenza fra la parte libera del mondo e quella sottomessa alla dittatura del fanatismo e del terrore.
Che ora una Procura della Repubblica decida di indagarlo per vilipendio della religione è un fatto che suscita indignazione. Non dico stupore perché in un paese dove vengono assolti perché il fatto non costituisce reato persone che hanno istradato kamikaze in Irak, e fornito assistenza a gruppi che si propongono di uccidere civili e militari impegnati in una missione di pace, è normale che possa essere indagato e domani condannato chi, come Calderoli, denuncia simbolicamente il terrorismo internazionale.
La procura di Roma, così attenta all’abbigliamento intimo di Calderoli, Ha preso qualche iniziativa verso la mascalzonata compiuta da chi ha manifestato in sostegno dei terroristi che vogliono cancellare Israele dalla carta geografica, ha gridato slogan omicidi, ha bruciato le bandiere di paesi liberi e amici? Non me l’auguro, perché preferisco vivere in un paese che consente l’uso estremo della libertà di espressione, ma mi chiedo quale criterio guidi l’azione della magistratura.
Dai palazzi di giustizia del nostro paese arriva infatti un messaggio univoco: viva, prosperi e si diffonda senza intralci giudiziari il nazi-islamismo, e il comunismo riciclato in terrorismo islamico. E invece forca e censura a chi li combatte.

Cosa vogliono i Riformatori Liberali. E cosa vogliono fare.

La seconda Assemblea Nazionale di Riformatori Liberali, riunita a Roma il 18/19 febbraio 2006,
ringrazia quanti in questi cinque mesi hanno contribuito a rendere possibile e ad avviare l’organizzazione di un soggetto politico, che, in condizioni difficili, si è proposto l’obiettivo di contribuire al successo e all’azione di governo della Casa delle Libertà e di valorizzare al suo interno, in stretto rapporto con Forza Italia, le istanze laiche, liberali, liberiste e radicali che costituiscono parte non marginale- ed elettoralmente decisiva- del patrimonio politico, culturale ed ideale dell’elettorato italiano;
dà atto al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed a Forza Italia di avere fino a qui sostenuto l’attività dei Riformatori Liberali, e di avere dichiarato e ripetutamente ribadito l’impegno a concludere un accordo politico ed elettorale con i Riformatori Liberali;
ritiene - viste le prossime scadenze dei termini per la presentazione dei contrassegni, per la sottoscrizione del programma di governo e per la formalizzazione degli apparentamenti elettorali - che l’accordo politico con Forza Italia debba trovare una chiara e pubblica definizione entro i primi giorni della prossima settimana;
a questo fine, fa propria la deliberazione assunta dal Comitato Direttivo dei Riformatori Liberali, che dà mandato al Presidente di :
1. ricercare un’intesa con il Presidente Silvio Berlusconi e con Forza Italia volta alla presentazione di una lista autonoma per l’elezione del Senato della Repubblica nell’ambito della coalizione della Casa delle Libertà e alla candidatura degli esponenti dei Riformatori Liberali nelle liste di Forza Italia per l’elezione della Camera dei Deputati.
2. di presentare, nel caso in cui l’intesa venga raggiunta, per la prossima consultazione elettorale un contrassegno che utilizzi, accanto al logo dei “RIFORMATORI LIBERALI”, anche la dicitura “RADICALI PER LE LIBERTÀ”, sintesi della denominazione con cui i soci fondatori e l’Associazione stessa sono conosciuti e qualificati, dalla generalità degli organi di informazione e quindi dell’opinione pubblica, cioè come “i radicali schierati con la Casa delle Libertà”;
su questa base fa propria ed approva la seguente proposta di Patto Federativo fra i Riformatori Liberali e Forza italia, facendo appello al Presidente del Consiglio e al maggiore partito della coalizione affinchè trovino i modi, i tempi e le forme per discuterlo entro tempi utili a rispettare i termini previsti dalle norme sul procedimento elettorale:

PROPOSTA DI PATTO FEDERATIVO TRA
“RIFORMATORI LIBERALI- RADICALI PER LE LIBERTÀ” E FORZA ITALIA
I Riformatori Liberali-“Radicali per le Libertà” (RL) e Forza Italia convengono sulle scelte di politica internazionale compiute dal governo Berlusconi nel quadro dello stretto rapporto col governo Bush e i suoi alleati, e sulla necessità di svilupparle nella chiave di una costante promozione della democrazia e delle libertà civili nei paesi soggetti a dittatura e perciò promotori attivi o passivi del terrorismo internazionale.
Convengono inoltre sulla necessità di procedere ad una forte accelerazione sul cammino delle riforme liberali nei campi della concorrenza economica, del mercato del lavoro, dello stato sociale e delle privatizzazioni anche a livello locale, volte a promuovere mercati aperti in ogni settore, compreso quello bancario e quello dei servizi, mettendo al centro della politica economica del governo la libertà di scelta dei consumatori.
Ritengono necessario procedere, oltre che alla riduzione delle tasse e della spesa pubblica, a una forte deregolamentazione delle attività economiche e all’eliminazione di tutti quei vincoli burocratici, sindacali o corporativi, che, qualunque sia la veste da essi assunta, rappresentano un freno allo sviluppo della libera iniziativa individuale, ostacolano l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e rendono poco competitiva l’economia italiana nel mercato globale.
Ritengono prioritario l’impegno nel campo del diritto e dell’amministrazione della giustizia, sia civile che penale, attraverso riforme volte a completare l’azione del governo Berlusconi, con l’obiettivo di una efficace e rapida tutela dei contratti e del giusto processo; a questo fine i RL promuoveranno iniziative legislative a partire dalla separazione delle carriere fra giudici e pubblica accusa e dall’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Giudicano essenziale la modernizzazione del sistema dell’istruzione attraverso la competizione fra gli istituti scolastici o universitari, pubblici o privati; a questo fine i RL si impegneranno per il varo di un sistema di buoni scuola e per l’abolizione del valore legale del titolo di studio, allo scopo di migliorare la qualità del servizio in funzione esclusiva dell’interesse dello studente, della formazione e della ricerca;
Nel campo delle questioni attinenti ai diritti civili e ai temi etici, Forza Italia conferma che esse non sono soggette a vincoli di coalizione; da parte loro, i RL riaffermano la centralità delle scelte individuali e l’autonomia della politica rispetto a qualsiasi particolare sistema di valori; pur ritenendo naturale che la Chiesa e le diverse confessioni religiose svolgano un’azione pubblica di richiamo a valori e finalità etico-morali nel dibattito politico-legislativo, si ispirano alla concezione laica dello stato, come garante della libertà delle persone e della pluralità delle idee e dei comportamenti; ritengono contraddittorie con queste premesse e controproducenti sul piano fattuale le politiche proibizioniste e svolgeranno la propria azione parlamentare in coerenza con questi presupposti.
Al fine degli obiettivi sopra esposti e del rafforzamento della Casa delle Libertà, i Riformatori Liberali si impegnano a sostenere la leadership di Silvio Berlusconi e a portare il loro contributo per il successo di Forza Italia alle elezioni politiche del 9 aprile anche presentando proprie liste al Senato col simbolo ”Riformatori Liberali-Radicali per le Libertà”.
Forza Italia si impegna a garantire, attraverso presentazione di candidati di RL nelle proprie liste, un’adeguata rappresentanza in Parlamento di questa componente liberale, laica, liberista e radicale, e individua tale rappresentanza nei quattro promotori del soggetto politico. Forza Italia si impegna altresì a garantire agli eletti di ”Riformatori Liberali-Radicali per le Libertà” autonomia politica, organizzativa e finanziaria nell’ambito dei gruppi parlamentari di Forza Italia.
La seconda Assemblea Nazionale di Riformatori Liberali ribadisce altresì che l’esistenza, la consistenza e la rappresentatività di una “pattuglia” parlamentare di eletti dei Riformatori Liberali costituisce, da una parte, la condizione per un accordo per la Casa delle Libertà, e dall’altra il presupposto per la costruzione di un soggetto politico, che, rispondendo alle previsioni dello Statuto, sia in grado di difendere, promuovere e diffondere, in forma politicamente organizzata, le ragioni dell’impegno e della proposta liberale e radicale all’interno della società e del sistema politico italiano
A questo fine, dà mandato al Presidente di operare affinchè, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, gli obiettivi fissati nella proposta di Patto Federativo siano verificati e conseguiti.
Roma, 19 febbraio 2006

9.2.06

Zapatero e Erdogan ci chiedono di cedere all'intifada delle vignette

In un documento congiunto pubblicato sui quotidiani di vari paesi il primo ministro spagnolo Zapatero e quello turco Erdogan chiedono di mettere fine allo ”scontro di inciviltà” che ha fatto seguito alla pubblicazione delle vignette sull’Islam, e dichiarano che, seppure legale, la pubblicazione delle caricature deve essere “respinta per ragioni morali e politiche”. E’ un gravissimo passo falso sia per la Spagna sia per un paese come la Turchia che aspira, come noi auspichiamo, alla piena integrazione nell’Unione Europea. In sostanza Zapatero e Erdogan chiedono all’Europa di rinunciare alla propria tradizione di libertà di parola e di espressione, e di applicare la censura ogni volta che l’uso delle libertà fondamentali entri in conflitto con la sensibilità di chi non condivide questa tradizione. Mi chiedo se Zapatero e Erdogan si rendono conto di quanto insopportabile sia lo scotto da pagare per conseguire quella che del tutto arbitrariamente chiamano “alleanza di civiltà”.

Il mondo occidentale comprende all’interno della sua civiltà anche la possibilità di insultare e bestemmiare, senza pagare altro prezzo che quello previsto dalle leggi di ogni singolo paese, affidando a un giudice imparziale la valutazione dell’esistenza di un eventuale reato. Non c’è peraltro dubbio che nessuna delle caricature pubblicate prima sul giornale danese e poi su altri quotidiani europei non viola nessuna legge in nessun paese occidentale. Se il principio esposto da Zapatero e Erdogan si tramutasse in legge o soltanto in costume, in censura o in autocensura, l’Europa accetterebbe di piegarsi al ricatto di qualsiasi fanatico religioso o ideologico che non sopportasse di veder messo in discussione il proprio credo. E, se il metro del giudizio fosse quello della sensibilità personale o popolare, verrebbe meno qualsiasi possibilità di esprimere il proprio pensiero senza il timore di ritorsioni.

L’Europa che, di fronte all’intifada delle vignette organizzata dai più autoritari e fanatici governi islamici, ha dimostrato nel suo complesso di possedere ancora una spina dorsale, non ha ceduto al ricatto della violenza. Ma sarebbe gravissimo se fosse disposta a svendere i beni più preziosi della sua cultura civile, quelle libertà individuali di pensiero, parola ed espressione su cui si fonda ogni dialogo e ogni possibilità effettiva di pace. Se la linea Zapatero-Erdogan avesse successo, non vi sarebbe nessuna alleanza fra civiltà ma al contrario il dilagare delle pretese violente ed oppressive di chi odia uno stile di vita libero e si propone di sottometterlo al proprio fanatismo.

2.2.06

Assemblea Nazionale dei Riformatori Liberali

ASSEMBLEA NAZIONALE
America Mercato Individuo - 2a ASSEMBLEA NAZIONALE Riformatori Liberali
18/19 febbraio 2006 - Ergife Palace Hotel - Via Aurelia 617, Roma
"Le scelte dei Riformatori Liberali per le prossime elezioni politiche"
L’inizio dei lavori è previsto per le ore 10,30 di Sabato 18 febbraio; il termine per le ore 16,30 circa di domenica 19 febbraio.
Per prenotazioni (Ufficio promozionale): 06/6644 Camera doppia: 60 euro,
Camera singola, 50 euro. Per informazioni: 06/6795606

Lettera al Giornale: "Gli elettori radicali si schierino con noi"

Lettera pubblicata il 2 febbraio 2006 su "Il Giornale", prima pagina:

"Caro direttore,
sono passati sei mesi da quando i radicali italiani hanno fatto la scelta di campo a favore del centrosinistra. E da quando noi, non condividendo per nulla quella svolta, abbiamo deciso di dare vita a una nuova formazione radicale e liberale alleata al centrodestra.
Ora che la campagna elettorale entra nel vivo, sentiamo la necessità di rivolgere un appello, in primo luogo agli elettori radicali, a sostenere un soggetto politico come il nostro che porti all’interno della Casa delle Libertà i contenuti della politica liberale liberista e radicale. Marco Pannella (cui abbiamo rinnovato in queste ore un pieno appoggio per la sua battaglia contro una norma elettorale discriminatoria) ha giustificato la scelta di correre alle prossime elezioni nell’Unione prodiana con le insegne della Rosa nel Pugno con lo slogan “alternanza per l’alternativa”, ritenendo cioè che l’eliminazione dalla scena politica di Silvio Berlusconi sia un passaggio essenziale per l’affermazione futura di una maggioranza liberale.
Questo assunto ci pare del tutto astratto dalla realtà della politica italiana e per questo fuorviante. Certamente l’azione riformatrice liberale del Governo Berlusconi (spesso frenato a causa della ragnatela tessuta dagli alleati) avrebbe dovuto essere più incisiva, pur tenendo nel dovuto conto le difficoltà congiunturali di questi cinque anni. Ma ci sentiamo anni luce lontani dalle critiche conformiste e, in fondo, intellettualmente disoneste, di quanti pretenderebbero di archiviare il Governo Berlusconi come un susseguirsi di leggi “ad personam” che hanno condotto il paese allo sfascio. Su questo, ci basta rispondere che se un giornale tutt’altro che tenero con il Cavaliere come Il Sole 24Ore titola a proposito del “contratto con gli italiani”: “obiettivi centrati a metà”, allora siamo di fronte ad una vera rivoluzione liberale nel metodo e a importanti passi avanti nel merito.
Cosa c’è di più rivoluzionario e positivo per la politica parolaia e consociativa del nostro paese che essersi presentati agli elettori con un breve elenco di significativi obiettivi programmatici sottoponendosi cinque anni dopo allo scrutinio rigoroso di analisti ed elettori? E quale altro Governo ha mai potuto vantare, per di più in una congiuntura imprevedibilmente difficile, di aver avviato e in buona misura attuato (in realtà anche più del 50%) gli impegni assunti con gli elettori?
Di questo il centrosinistra non vuole prendere atto e preferisce lo scontro pregiudiziale sulla “opportunità” che il centrodestra continui a governare il paese. Siamo ancora alla presunta supremazia in termini di legittimità democratica della sinistra e poco più. Nulla di nuovo, per la verità, se è vero che già Enrico Berlinguer giudicava il Governo Craxi “un pericolo per la democrazia”. Ci stupisce, questo sì, che al coro partecipi oggi anche Marco Pannella. Il ruolo dei radicali nel centrosinistra, avrebbe dovuto essere quello di aprire un fronte liberista e americano nella sinistra italiana che non si è mai liberata di miti marxisti e terzomondisti. Cosa che non è stata fatta. Persino il Corriere della Sera, che pure sostiene e dà grande spazio alla scelta di Pannella a favore del centrosinistra, ha più volte segnalato, attraverso gli editoriali di Angelo Panebianco, la mancanza di visione strategica con cui si è caratterizzata la Rosa nel pugno.
Questa ha invece centrato la propria iniziativa e la propria comunicazione sull’anticlericalismo, tema che, ideologicamente, non crea problemi a sinistra, anche se, all’atto pratico, a partire dai Pacs (noi siamo favorevoli, purché non divengano “pacs e benefit”) neppure nel centrosinistra prevale in modo politicamente decisivo un orientamento liberale di rivendicazione della piena autonomia della politica dalle indicazioni della CEI. Per quanto ci riguarda riteniamo che un conto sia reagire con chiarezza e intransigenza alle pressioni clericali sul fronte legislativo, un altro professarsi anticlericali come se la Chiesa possedesse in Italia un potere “talebano”. Il ruolo della Chiesa è complesso e non può essere ridotto al clericalismo: la rivendicazione di un ruolo pubblico della religione nell’agorà politica è cosa ben diversa dall’imposizione delle verità di fede nell’ordinamento civile.
Sull’economia occorrerà pure ammettere che una cosa è misurarsi con la persistenza, in ampi settori del centrodestra, di una cultura politica corporativa e statalista, fondata sulla centralità della spesa pubblica, ma tutt’altra cosa è affidare le speranze di modernizzazione economica e sociale ad uno schieramento che avversa programmaticamente le riforme di mercato, e affida alle organizzazioni sindacali un esplicito e incontestato potere di veto sulle politiche economiche. O no? Tant’è che quanto di meglio che è stato fatto (Legge Biagi, pensioni, grandi opere, riforma Moratti) è esattamente ciò che buona parte del centrosinistra vuole cancellare e quello che di più si doveva fare è l’opposto di quanto possa impegnarsi a fare Romano Prodi nella cui coalizione le componenti massimaliste ed estremiste, comuniste rifondate e no, rosse o verdi che siano, hanno sempre un peso decisivo, contrariamente a quanto avviene nei partiti socialdemocratici e laburisti di tutti i paesi occidentali.
Più in generale siamo convinti che un’eventuale vittoria di Prodi, ottenuta anche grazie alla collaborazione del “giapponese” Pannella, non sarebbe affatto l’inizio di una presunta riscossa liberale, ma la consacrazione di un’Italia immobilista, conservatrice e chiusa alla concorrenza, forte dell’appoggio di tutti i poteri protetti (in prima fila quelli bancari, editoriali, sindacali, giudiziari e via discorrendo). Non sarebbe questa l’Italia che sogniamo, né quella per cui i radicali hanno fatto tante lotte liberali. Noi abbiamo scelto chi non ha avuto dubbi su quale fosse il fronte da presidiare nella crisi irachena: quello di Blair e di Bush impegnati per la ricostruzione democratica del paese liberato da Saddam e non certo quello dei tanti Ponzio Pilato europei eletti a modello dal centrosinistra prodiano. Abbiamo scelto chi si è impegnato, anche se con alterni risultati, sul fronte delle garanzie per gli imputati contro le prevaricazioni delle corporazioni che occupano il potere giudiziario. Del resto, perfino nella battaglia per l’amnistia alla fine Pannella si è trovato al fianco Forza Italia e UDC e contro Margherita e DS.
Per questo, in sintesi, noi abbiamo scelto, pur consapevoli delle difficoltà che avremmo dovuto affrontare, il centrodestra e continuiamo a ritenere che i radicali tutti avrebbero potuto in questo modo investire al meglio le proprie straordinarie risorse politiche ed ideali. La nostra ambizione di Riformatori, Liberali e Radicali è oggi quella di contribuire a rilanciare le idee e le politiche che vanno giustamente sotto l’insegna dello “spirito del ‘94”, in particolare lavorando con Forza Italia per il sostegno alla leadership di Silvio Berlusconi. Questo risultato potremo ottenerlo, in primo luogo, se gli elettori radicali si mobiliteranno al nostro fianco, dandoci la forza per contribuire ad imprimere una svolta di cui il paese ha vitale urgenza. L’altra condizione – ovviamente - è che entro la data dell’Assemblea Nazionale, prevista a Roma per il prossimo 18 e 19 febbraio, si raggiunga un accordo definitivo, politico e elettorale, tra i Riformatori Liberali Radicali e il leader della coalizione, Silvio Berlusconi".
Benedetto Della Vedova
Marco Taradash
Peppino Calderisi
Carmelo Palma